Eccomi nuovamente qui readers,
ora è arrivato il momento di scoprire l'autore che sarà ospite della rubrica dedicata al Self, Pagina 69.
Vi presento Luigi Manno.
Se sei un autore emergente e vorresti anche tu il tuo spazio nella Pagina 69 pui inviarmi il tuo materiale a gattolibraio@libero.itora è arrivato il momento di scoprire l'autore che sarà ospite della rubrica dedicata al Self, Pagina 69.
Vi presento Luigi Manno.
Pagina 69
Autore Emergente se ti sei appena sintonizzato sul mio
blog, il giovedì è dedicato a te quindi scegli come vuoi avere un po' di
visibilità (segnalazione o pagina 69) e invia un email a gattolibraio@libero.it con il libro
Sia per la pagina 69 che per la segnalazione dovrai inviarmi il seguente materiale:
- Libro da segnalare
- Piccolo estratto a piacere del libro
- Biografia
- Foto autore/autrice o qualcosa che vi rappresenti
Avviso: Tutte le email sprovviste di questo materiale non saranno neanche prese in considerazione
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- Libro da segnalare
- Piccolo estratto a piacere del libro
- Biografia
- Foto autore/autrice o qualcosa che vi rappresenti
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Ricordo che la rubrica è stata ideata da Ornella di Peccati di Penna.
LA MEMORIA DEGLI UOMINI - LUIGI MANNO
Quattro esistenze si intrecciano attorno a dei sogni che varcano il tempo e lo spazio. Una mortale in un futuro distopico, una scultrice del ventesimo secolo e un giudice del vecchio west sono legati alle immagini che improvvisamente tormentano l'immortale James Kendall.
Il romanzo si divide in tre capitoli e un prologo gratuito:Quattro esistenze si intrecciano attorno a dei sogni che varcano il tempo e lo spazio. Una mortale in un futuro distopico, una scultrice del ventesimo secolo e un giudice del vecchio west sono legati alle immagini che improvvisamente tormentano l'immortale James Kendall.
In un futuro prossimo l’umanità si divide in mortali e immortali. Quest’ultimi però hanno perso, oltre alla possibilità di morire, anche ogni forma di empatia e umanità. Infatti mirano alla distruzione degli inutili mortali. Tutti gli eterni sembrano essere d’accordo con questo, ma dei sogni improvvisi colpiscono il dottor James Kendall – una cosa impossibile per un immortale come lui – che gli accendono una fiamma di umanità.
Capisce che il genocidio dei mortali è una mostruosità.
Ma come può fermarli lui da solo?
Prologo: Immagini. (free) Scarica il racconto gratis in PDF e EPUB da questo link
Parte 1: Piccoli sogni perdut
Parte 2: Dietro gli occhi
Parte 3: Il volto del padre
I raggi del sole entrarono presuntuosi e spavaldi nel loro mondo privato dalle grosse finestre. Un raggio le trafisse l’occhio socchiuso. Per istinto Claire allungò la mano verso il suo compagno, sfiorandogli il braccio. Cercò di rigirarsi nelle lenzuola e ritornare a dormire, ma ormai il sole l’aveva tirata fuori dal mondo dei prati verdi e delle nuvole di zucchero filato. Rassegnata, si alzò.
La mascherina nera che usava per la notte era caduta a terra, sul grosso tappeto che ricopriva tutto il soppalco che era la loro camera da letto.
Bill era scoperto dalle lenzuola, che gli coprivano solo le caviglie. Aveva la testa sprofondata sotto il cuscino.
Claire prese il telecomando dell’impianto di condizionamento dal comodino e abbassò leggermente la temperatura. Si diresse verso la scala, passando davanti alla grossa scultura in gomma, plastica dura e ferro che aveva fatto lei. Partiva dal piano di sotto, arrivando a sfiorare il parapetto del soppalco. Sui rami dell’opera d’arte erano appesi gli abiti della sera prima, dove lo champagne aveva avviato una serie di eventi inaspettati. Poi la doccia, dove Bill irruppe nel turno di Claire ben tre volte.
Scese i gradini incassati nella parete indossando solo uno slip e una canottiera leggera, con le iniziali cucite sul seno sinistro. B&C, di Bill e Claire.
Passò scalza accanto alla base metallica della scultura che aveva realizzato due anni prima, quando si trasferirono lì. Guardò divertita la punta, più in alto di quattro metri, paragonando quell’opera ad un albero di Natale hi-tech con gli abiti che facevano da addobbi. O stendardi d’amore.
Ancora assonnata, con i capelli ondulati tirati su da un elastico, si godette qualche minuto il panorama dalla grande finestra su Central Park colorato dall’autunno. Sbadigliò, tolse l’elastico dai capelli e li fece scendere lentamente sulle spalle. Pensò alla vista della sua stanza d’infanzia, che affacciava sul prato spelacchiato di casa con il copertone attaccato all’albero, uno skateboard affondato nel terriccio e le zolle di terra smossa lasciate così per anni dagli operatori del gas; mentre ora aveva Central Park, trecentoquaranta ettari di verde, uno zoo e un museo. Il Metropolitan Museum, dove aveva organizzato la sua prima mostra. Aveva anche visto alcuni concerti dalla finestra, alzando il volume della diretta in tv. Non perché fosse un problema attraversare la 5th Avenue e comprare un paio di biglietti, ma stare in casa, con il riscaldamento, delle patatine o cioccolato, sdraiata sul divano (delle volte coperta dal plaid, spegnendo il riscaldamento nei brividi delle feste natalizie) con la scena davanti e l’audio a palla nell’impianto home theater, abbracciata a Bill nell’intimità del covo casalingo, era speciale.
Era il loro posto. Loro e basta.
Claire abbassò la testa, poi la ributtò indietro e i capelli si scostarono totalmente dagli occhi. Li mosse un altro po’, strofinandosi ancora le palpebre. Andò nella cucina sotto il soppalco, oltrepassandola ed entrando in bagno. Si lavò, uscendone fresca e sveglia.
Staccò la cornetta del cordless dal muro e lo posò sul tavolo. Preparò il caffè e poi il latte, unendoli in un cappuccino. Gli aggiunse sopra un pizzico di cacao. Prese uno dei girasoli essiccati dal centrotavola e lo adagiò in mezzo alle due tazze colme di schiuma. Da una mensola sopra il lavello prese un vassoio di croissant preparati dalla signora Groleau. Aprì il vano della dispensa e prese una barretta di cioccolato fondente, mangiandone metà in dieci secondi. Riprese il telefono e compose un numero mentre saliva le scale per andare a svegliare Bill. Iniziò a squillare quando Claire scosse la spalla del suo fidanzato, che si contorse scontroso afferrando le coperte dalle caviglie e tirandosele sopra la testa.
Claire sussurrò «William, in piedi. Dobbiamo scappare». Intanto teneva la cornetta all’orecchio. «È scoppiata la caccia agli artisti. Stanno costruendo la ghigliottina nel parco».
Poi le visioni fecero campo libero, lasciando rientrare il dottore Kendall.
La mascherina nera che usava per la notte era caduta a terra, sul grosso tappeto che ricopriva tutto il soppalco che era la loro camera da letto.
Bill era scoperto dalle lenzuola, che gli coprivano solo le caviglie. Aveva la testa sprofondata sotto il cuscino.
Claire prese il telecomando dell’impianto di condizionamento dal comodino e abbassò leggermente la temperatura. Si diresse verso la scala, passando davanti alla grossa scultura in gomma, plastica dura e ferro che aveva fatto lei. Partiva dal piano di sotto, arrivando a sfiorare il parapetto del soppalco. Sui rami dell’opera d’arte erano appesi gli abiti della sera prima, dove lo champagne aveva avviato una serie di eventi inaspettati. Poi la doccia, dove Bill irruppe nel turno di Claire ben tre volte.
Scese i gradini incassati nella parete indossando solo uno slip e una canottiera leggera, con le iniziali cucite sul seno sinistro. B&C, di Bill e Claire.
Passò scalza accanto alla base metallica della scultura che aveva realizzato due anni prima, quando si trasferirono lì. Guardò divertita la punta, più in alto di quattro metri, paragonando quell’opera ad un albero di Natale hi-tech con gli abiti che facevano da addobbi. O stendardi d’amore.
Ancora assonnata, con i capelli ondulati tirati su da un elastico, si godette qualche minuto il panorama dalla grande finestra su Central Park colorato dall’autunno. Sbadigliò, tolse l’elastico dai capelli e li fece scendere lentamente sulle spalle. Pensò alla vista della sua stanza d’infanzia, che affacciava sul prato spelacchiato di casa con il copertone attaccato all’albero, uno skateboard affondato nel terriccio e le zolle di terra smossa lasciate così per anni dagli operatori del gas; mentre ora aveva Central Park, trecentoquaranta ettari di verde, uno zoo e un museo. Il Metropolitan Museum, dove aveva organizzato la sua prima mostra. Aveva anche visto alcuni concerti dalla finestra, alzando il volume della diretta in tv. Non perché fosse un problema attraversare la 5th Avenue e comprare un paio di biglietti, ma stare in casa, con il riscaldamento, delle patatine o cioccolato, sdraiata sul divano (delle volte coperta dal plaid, spegnendo il riscaldamento nei brividi delle feste natalizie) con la scena davanti e l’audio a palla nell’impianto home theater, abbracciata a Bill nell’intimità del covo casalingo, era speciale.
Era il loro posto. Loro e basta.
Claire abbassò la testa, poi la ributtò indietro e i capelli si scostarono totalmente dagli occhi. Li mosse un altro po’, strofinandosi ancora le palpebre. Andò nella cucina sotto il soppalco, oltrepassandola ed entrando in bagno. Si lavò, uscendone fresca e sveglia.
Staccò la cornetta del cordless dal muro e lo posò sul tavolo. Preparò il caffè e poi il latte, unendoli in un cappuccino. Gli aggiunse sopra un pizzico di cacao. Prese uno dei girasoli essiccati dal centrotavola e lo adagiò in mezzo alle due tazze colme di schiuma. Da una mensola sopra il lavello prese un vassoio di croissant preparati dalla signora Groleau. Aprì il vano della dispensa e prese una barretta di cioccolato fondente, mangiandone metà in dieci secondi. Riprese il telefono e compose un numero mentre saliva le scale per andare a svegliare Bill. Iniziò a squillare quando Claire scosse la spalla del suo fidanzato, che si contorse scontroso afferrando le coperte dalle caviglie e tirandosele sopra la testa.
Claire sussurrò «William, in piedi. Dobbiamo scappare». Intanto teneva la cornetta all’orecchio. «È scoppiata la caccia agli artisti. Stanno costruendo la ghigliottina nel parco».
Poi le visioni fecero campo libero, lasciando rientrare il dottore Kendall.
LUIGI MANNO
Sono nato in provincia di Caserta nel 1988. Mi ritendo architetto di formazione, ma artista di vocazione. Infatti è una vita che disegno fumetti e scrivo romanzi. La mia vita è volta a raccontare storie a chi ha voglia di leggerle.
Scrittura: http://luigimanno.blogspot.it/
Fumetti: https://luigimanno-fumetti.blogspot.it/
Racconti: https://luigimanno-freecontent.blogspot.it/
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