Non è da tutti arrivare a un traguardo tanto grande come essere pubblicato dalla Newton Compton. È un sogno che si realizza solo quando hai tanta esperienza alle spalle, talento e quell’animo speciale, appunto, che in passato ha già dimostrato varie volte di avere Luca Guardabascio.
Autore, regista, sceneggiatore. Se non conoscete
ancora il suo nome presto non potrete più dimenticarlo. Soprattutto se
seguirete il nostro consiglio e leggerete il suo nuovo romanzo, “L’amico
Speciale”, prima pubblicazione con la casa editrice Newton. Ci ha parlato di
come nasce l’idea di questo romanzo, del suo amore per la scoperta, della sua
curiosità. E leggendo la sua intervista non possiamo far a meno di pensare che
tutto questo successo, e tutto quello che verrà, sia più che meritato.
Ambientato in una Palermo affascinante quanto contraddittoria, l’amicizia di
Saro e Carmelo viene raccontata nelle pagine del romanzo, fino alla lunga notte
della fuga da casa, lasciandosi alle spalle una vita di strada, ma trovandosi
di fronte a mille nuove scoperte.
LE ACCHIAPPAVIP... luca guardabascio
Caro Luca, essendo palermitana conosco la tradizione di Santa Rosalia, presente nel romanzo. Eppure tu sei nato e cresciuto a Salerno! Mi ha sempre stupito come tu, oltre a conoscere tradizioni, quartieri e atmosfere della mia città, abbia sempre avuto una grande passione per la Sicilia, anche nei tuoi lavori passati. Raccontaci com’è nato questo amore per la città.
Grazie Annalisa, tutto nasce dal mio primo documentario importante nel 2000 quando per tre mesi ho scoperto una città unica, sospesa tra il moderno e l’antico, una città che ti accoglie se riesci ad amarla, un grande esempio di fratellanza e di integrazione. Quel documentario vinse numerosi premi internazionali proprio perché raccontava un sistema di integrazione moderno. Palermo sin da subito mi ha tolto il respiro come in una sindrome di Stendhal e sin da subito ho sentito il desiderio di realizzare qualcosa di importante. Come nel quadro di Guttuso “Vucciria”, Palermo è una città fatta di un realismo sanguigno, odori, profumi, sapori, ha una carica erotica unica e ti trasmette una grande gioia di vivere. Ha talmente tante sfaccettature che se non la racconti con il cuore, non riesci a descriverla bene. Per questo la amo. L’anima palermitana è schiva, a tratti timida e allo stesso tempo, meno fracassona di quella napoletana.
Ha uno spirito fresco, ancora giovane e con una voglia matta di far sentire a proprio agio lo straniero. È la caratteristica di tutte le città che hanno sofferto tanto, se alcuni luoghi ti spaventano allora non puoi comprenderli. Io sono arrivato a Palermo consapevole di voler raccontare gli uomini e non i fatti di cronaca. Questo dovrebbe fare l’arte: comprendere, andare oltre lo strato superficiale che vuole la Sicilia relegata ad uno stereotipo. Da quel documentario e per 15 anni ho studiato la città, la sua gente, il dialetto. Ho incontrato persone meravigliose che mi hanno sempre accolto e a cui spesso, io ho fatto notare cose che loro davano per scontato o che non conoscevano affatto e, in tempi non sospetti, giravamo alla riscoperta di palazzi, cortili, corti, oratori per lasciarci affascinare da figure uniche come le sculture e gli stucchi di quel genio di Giacomo Serpotta. Palermo era la città della bellezza dimenticata perché insanguinata dai fatti di cronaca e coperta da un velo di ignoranza dovuta ad un’assenza dello Stato. Ora le cose sono cambiate perché il movimento culturale a Palermo e in Sicilia è grande e se si analizzano le cose lo si deve alla letteratura, da Tomasi di Lampedusa a Sciascia, da Martoglio a Verga a Pirandello, da Goliarda Sapienza (da riscoprire) a Camilleri.
Sono lusingata delle tue parole per la mia città natale, dal tuo amore per l’arte e dall’approccio delicato che dimostri verso qualcosa che ti incuriosisce e che ti incanta. La storia del tuo romanzo racconta di un’amicizia: chi sono i protagonisti e in che modo tratti questo tema? Quali altri argomenti hai voluto toccare?
I protagonisti sono alcuni ragazzi che la società vuole schiacciare: Saro che sogna di diventare un carabiniere, Carmelo un ragazzino affetto dalla sindrome di down e Caschello, un vivace zingarello. Tre ragazzi “diversi” per la società in cui vivono che li vorrebbe omologare in stereotipi. Tre personaggi che combattono per trovare un posto in questo micromondo, tre figli che vorrei vedere crescere per vedere realizzare i propri sogni. Gli argomenti principali sono la scoperta, la perdita dell’innocenza, la lotta contro un mondo cannibale dove non tutti riescono a salvarsi. C’è molta antropologia, c’è tanta psicologia e ci sono circa dodici anni di studio e di pedinamento zavattiniano. Posso dire che il 60% di quello che si legge nel libro è reale. Conoscere davvero molti dei tipi presenti nel libro mi ha agevolato, anche se ha portato a ripensamenti, dubbi, ritorni in città e lunghe conversazioni sulla lingua, la cultura, i vizi e le virtù dei palermitani.
Quanto è indispensabile Palermo come luogo della tua storia? Poteva svolgersi altrove?
Palermo è la vera protagonista del romanzo, è una città unica sospesa tra ricchezza e povertà, è un luogo nobile, altissimo, fondamentale. La sua toponomastica è stata la mia caccia al tesoro e di borgo in borgo, di vicolo in vicolo ho cercato di descrivere luoghi magici: dalla Tonnara a Villa di Napoli, dalle catacombe dei Cappuccini a via Maqueda, dal teatro dei Pupi alla Kalsa passando per Piazza Sant’Antonino, Borgo Vecchio, il Papireto, il Massimo, Il Politeama, via Roma, La Cala, la Vucciria, Piazza Marina, Piazza San Domenico, il Capo e Ballarò, La Cuba. Palermo mi ha fatto entrare ed uscire in epoche e storie fantastiche. Quella di Palermo è una società multistrato e ad ogni livello ci ho trovato un mondo, una cultura, un modo comportamentale, dei caratteri diversi.
Devo ammettere che conosci questa città molto meglio di me! Ma garantisco che ne hai colto l’essenza. E questo ti fa ancora più onore, perché solo da un amore così grande e dal duro lavoro poteva nascere un libro come L’amico Speciale. È stata la città a ispirare questo romanzo o avevi già l’idea della storia ma mancava quel “qualcosa di magico” che hai trovato a Palermo?
È stata assolutamente la città dal primo giorno in cui ci ho messo piede il 1 luglio del 2000 a ispirare il romanzo; anche se l’idea della fuga mi frullava già in testa da tempo. Volevo raccontare una storia di suspense alla Stephen King in un contesto verghiano. Non è stato facile, e per raccontare una storia palermitana sono tornato centinaia di volte a sciacquare i panni in Oreto, come ripeto spesso in tono scherzoso.
Così come si parla di una certa magia anche nel tuo racconto.
Si parla di magia, certo, perché c’è tanta antropologia religiosa che fa parte della storia sociale, del folklore, del mito e del rituale del nostro Paese. Santi, sante e la santuzza la fanno da padrone nel romanzo.
È il tuo primo romanzo pubblicato dalla Newton Compton nella collana Autori 3.0, qualcosa che ogni scrittore sogna fin da bambino.
Da bambino ho iniziato ad amare la letteratura grazie alla Newton Compton. Conservo ancora il mio primo libro Newton Compton Tutti i racconti del mistero, dell’incubo e del terrore di Edgar Allan Poe che aveva un prezzo di copertina di 3,900 lire e una prefazione di Gabriele La Porta. È grazie alla Newton Compton che ho incontrato la letteratura e il sapere non scolastico da autori a me sconosciuti ai premi Nobel.
Lettura dopo lettura immaginavo di vedere un giorno il mio nome su una copertina Newton ed oggi, nel 2019, eccomi qui. Ah, per la cronaca, Gabriele La Porta è stato mio direttore in Rai e ho realizzato un documentario Cbs sulle case museo di Edgar Alla Poe. Un cerchio che si chiude, a parte il Nobel, ma per quello ho ancora una trentina di anni davanti a me.
Proprio in base a questo (e ti auguriamo anche di vincere il Nobel!), c’è da dire che il percorso è stato lungo: non solo autore, ma anche regista e sceneggiatore in Italia e all’estero. Eppure la sensazione è quella che tutto portasse qui. Ma, per un talento come te, la sensazione è anche che questo sia solo l’inizio di qualcosa di ancora più grande.
Troppo buona. È di sicuro un traguardo che devo a chi mi vuole bene, a chi ha creduto sempre in me, agli amici veri, alla famiglia. Scrivo sperando di avere giudizi dalle persone sincere e spesso queste persone sono le prime a cui racconto le storie. Quando racconto vado avanti per scene e ricordi, attingo molto dalla mia infanzia che è stata meravigliosa. Sono anche stato fortunato, perché sono stato sempre un uomo libero. Libero di scoprire il mondo e di partire, sempre anche senza soldi in tasca stile Kerouac. Avere nuovi amici e scoprire nuovi luoghi è fondamentale; parlare, conoscere, ascoltare, avere un bagaglio di esperienze è un must per provare ad essere un narratore. Quando faccio qualcosa, ho sempre il mio film in testa e sono davvero fortunato ad essere arrivato sin qui, non potrei aspettarmi di meglio dalla vita e oggi che sono cresciuto con quell’animo da bambino, so dare molto più valore alle piccole cose. Una storia, se raccontata bene verrà letta e quella piccola storia non dico che potrà cambiare il mondo, ma potrà rendere migliori le persone. Qualcosa di più grande sarebbe far realizzare il mio stesso sogno a chi oggi mi legge, a chi grazie a L’Amico Speciale, troverà la forza per raccontare altre storie che renderanno migliori altri uomini.
E questa tua missione è stata approvata e ricompensata con 30 mila copie distribuite nelle librerie di tutta Italia. Un grande esordio per L’amico Speciale che ha già altre sorprese in cantiere.
Alcuni librai che conosco mi hanno telefonato dicendomi che hanno fatto un nuovo ordine dopo solo 24 ore. Davvero devo ringraziare tutti. E sì, le sorprese sono tante e mi piacerebbe dare un futuro a questi personaggi.
A chi è rivolto questo libro?
A chi sa leggere, a chi ha cuore, a chi sa ascoltare, a chi sa sognare, a chi sa amare.
Da regista poni anche grande attenzione all’ “estetica” delle immagini, che risultano sempre molto suggestive anche nel racconto attraverso le tue parole, con il risultato che leggendo il tuo libro tutto sembra prendere vita davanti agli occhi del lettore.
Me lo dicono spesso e dato che non so disegnare scrivo per immagini, ma poi cerco di asciugare. In questo caso specifico il confronto con l’editor della Newton Compton, Alessandra Penna, è stato fondamentale. Per questo farsi pubblicare da una grande case editrice aiuta a crescere. Alcuni scrittori si sentono già Salinger al primo racconto pubblicato a proprie spese; questo è un lavoro di grande sacrificio ed una scuola in cui gli esami non finiscono mai.
Il messaggio del libro, si sa, è quello che arriva a ognuno nel modo più personale e intimo possibile, e deriva dall’immedesimazione in un determinato personaggio, dalle esperienze, dall’impatto che si ha leggendo. Ma il tuo personalissimo messaggio, quello che speri arrivi proprio a tutti, qual è?
Continuare a sognare e sperare per essere liberi come i piccoli protagonisti de L’Amico Speciale.
Si parla di magia, certo, perché c’è tanta antropologia religiosa che fa parte della storia sociale, del folklore, del mito e del rituale del nostro Paese. Santi, sante e la santuzza la fanno da padrone nel romanzo.
È il tuo primo romanzo pubblicato dalla Newton Compton nella collana Autori 3.0, qualcosa che ogni scrittore sogna fin da bambino.
Da bambino ho iniziato ad amare la letteratura grazie alla Newton Compton. Conservo ancora il mio primo libro Newton Compton Tutti i racconti del mistero, dell’incubo e del terrore di Edgar Allan Poe che aveva un prezzo di copertina di 3,900 lire e una prefazione di Gabriele La Porta. È grazie alla Newton Compton che ho incontrato la letteratura e il sapere non scolastico da autori a me sconosciuti ai premi Nobel.
Lettura dopo lettura immaginavo di vedere un giorno il mio nome su una copertina Newton ed oggi, nel 2019, eccomi qui. Ah, per la cronaca, Gabriele La Porta è stato mio direttore in Rai e ho realizzato un documentario Cbs sulle case museo di Edgar Alla Poe. Un cerchio che si chiude, a parte il Nobel, ma per quello ho ancora una trentina di anni davanti a me.
Proprio in base a questo (e ti auguriamo anche di vincere il Nobel!), c’è da dire che il percorso è stato lungo: non solo autore, ma anche regista e sceneggiatore in Italia e all’estero. Eppure la sensazione è quella che tutto portasse qui. Ma, per un talento come te, la sensazione è anche che questo sia solo l’inizio di qualcosa di ancora più grande.
Troppo buona. È di sicuro un traguardo che devo a chi mi vuole bene, a chi ha creduto sempre in me, agli amici veri, alla famiglia. Scrivo sperando di avere giudizi dalle persone sincere e spesso queste persone sono le prime a cui racconto le storie. Quando racconto vado avanti per scene e ricordi, attingo molto dalla mia infanzia che è stata meravigliosa. Sono anche stato fortunato, perché sono stato sempre un uomo libero. Libero di scoprire il mondo e di partire, sempre anche senza soldi in tasca stile Kerouac. Avere nuovi amici e scoprire nuovi luoghi è fondamentale; parlare, conoscere, ascoltare, avere un bagaglio di esperienze è un must per provare ad essere un narratore. Quando faccio qualcosa, ho sempre il mio film in testa e sono davvero fortunato ad essere arrivato sin qui, non potrei aspettarmi di meglio dalla vita e oggi che sono cresciuto con quell’animo da bambino, so dare molto più valore alle piccole cose. Una storia, se raccontata bene verrà letta e quella piccola storia non dico che potrà cambiare il mondo, ma potrà rendere migliori le persone. Qualcosa di più grande sarebbe far realizzare il mio stesso sogno a chi oggi mi legge, a chi grazie a L’Amico Speciale, troverà la forza per raccontare altre storie che renderanno migliori altri uomini.
E questa tua missione è stata approvata e ricompensata con 30 mila copie distribuite nelle librerie di tutta Italia. Un grande esordio per L’amico Speciale che ha già altre sorprese in cantiere.
Alcuni librai che conosco mi hanno telefonato dicendomi che hanno fatto un nuovo ordine dopo solo 24 ore. Davvero devo ringraziare tutti. E sì, le sorprese sono tante e mi piacerebbe dare un futuro a questi personaggi.
A chi è rivolto questo libro?
A chi sa leggere, a chi ha cuore, a chi sa ascoltare, a chi sa sognare, a chi sa amare.
Da regista poni anche grande attenzione all’ “estetica” delle immagini, che risultano sempre molto suggestive anche nel racconto attraverso le tue parole, con il risultato che leggendo il tuo libro tutto sembra prendere vita davanti agli occhi del lettore.
Me lo dicono spesso e dato che non so disegnare scrivo per immagini, ma poi cerco di asciugare. In questo caso specifico il confronto con l’editor della Newton Compton, Alessandra Penna, è stato fondamentale. Per questo farsi pubblicare da una grande case editrice aiuta a crescere. Alcuni scrittori si sentono già Salinger al primo racconto pubblicato a proprie spese; questo è un lavoro di grande sacrificio ed una scuola in cui gli esami non finiscono mai.
Il messaggio del libro, si sa, è quello che arriva a ognuno nel modo più personale e intimo possibile, e deriva dall’immedesimazione in un determinato personaggio, dalle esperienze, dall’impatto che si ha leggendo. Ma il tuo personalissimo messaggio, quello che speri arrivi proprio a tutti, qual è?
Continuare a sognare e sperare per essere liberi come i piccoli protagonisti de L’Amico Speciale.
Genere: Narrativa
Editore: Newton Compton Editori
Prezzo: € 9,90 (ebook € 1,99)
Pagine: 314
Uscita: 4 Luglio 2019
Tra i bambini della Tonnara, un quartiere povero di Palermo, Saro spicca per la sua intelligenza. Ha solo dieci anni ma sogna in grande: vuole fare il carabiniere come suo zio Mario, nonostante l'odio che il padre nutre per quell'uomo e per la divisa che indossa. Il migliore amico di Saro, Carmelo, detto 'u Cinese, è un tredicenne affetto da sindrome di Down, che vive in una povera casa insieme alla nonna. I loro giorni trascorrono in strada, tra giochi sotto il sole, le angherie dei ragazzi più grandi e piccoli furti, quando la fame si fa sentire. Finché una sera tutto cambia. In fuga da casa insieme con Carmelo, dopo aver assistito a una scena che lo ha sconvolto, Saro attraversa Palermo in un viaggio che dura una notte. Una notte costellata di incontri con chi inizia a vivere quando cala il buio: un professore costretto a lavori umilianti per pagare i suoi strozzini, una vecchia signora che ormai vive di fronte alle slot machine, una prostituta sola e sfruttata ma capace di regalare affetto ai due ragazzini. E mentre il quartiere si desta, preoccupato per la loro scomparsa, e ribolle per vecchi dissidi esplosi tra i suoi abitanti, Saro e Carmelo si trovano ad affrontare un evento più grande di loro. Una fuga iniziata anche per gioco può avere un epilogo tragico. In una Palermo affascinante e contraddittoria, in cui si stagliano personaggi violenti ma anche figure profondamente umane, la storia di un'amicizia intensa, capace dei gesti più eroici.
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