Sicuramente il suo volto è noto ai telespettatori de Il Paradiso delle Signore. Il nostro intervistato di oggi è infatti in onda tutti i giorni nel ruolo di Franco Pascucci. Ma non solo: ha recitato nella prima stagione di Don Matteo, in Sei forte maestro, Carabinieri, Il sangue e la rosa, Distretto di polizia, Un medico in famiglia 9 e molto altro. Ha anche tante novità da raccontarci. Di chi stiamo parlando? Di Giordano Petri!
LE ACCHIAPPAVIP... GIORDANO PETRI
Partiamo subito con Il Paradiso delle Signore, in onda ogni pomeriggio su Rai 1 dalle 15.40 in cui interpreti Franco Pascucci. È un bellissimo traguardo essere presente nelle case degli italiani ogni giorno. Che ne pensi? E come trovi il tuo personaggio Franco?
Direi proprio di sì!! Il Paradiso delle Signore è una fiction che ha un seguito grandioso, ogni pomeriggio tocca il 16% di share, che per un daily quotidiano è un traguardo eccellente. Tutto ciò credo sia fortemente dovuto al fantastico e affiatato lavoro che c’è da parte di ogni singola persona, un clima sereno in cui poter lavorare dando il massimo. Sono molto contento di aver vestito i panni di Franco Pascucci, un personaggio dai risvolti loschi e misteriosi, in cerca di una seconda possibilità nella vita dopo essere uscito dal carcere. Un personaggio completamente diverso dalla mia realtà, dal mio modo di essere, che mi ha permesso di sperimentare e di azzardare. Per questo è una grande e bella sfida che spero sia piaciuta al pubblico affezionato della fiction.
Facciamo un passo indietro, a quando eri bambino. Come nasce la tua passione per la recitazione?
Sono sempre stato attratto dalla tv, dai varietà del sabato sera, che erano un appuntamento fisso da vedere con la famiglia, dal cinema e dalla sua magia. Sono stato un bambino molto egocentrico, mi divertivo a girare scenette amatoriali con mio fratello e i miei cugini, con la famiglia a fare da pubblico. Crescendo, la passione per la recitazione si è fatta più forte fin quando, ai tempi del liceo, ho fatto parte della compagnia teatrale della mia scuola di Città di Castello. Da lì a pochi giorni mi son ritrovato a vestire i panni da protagonista nelle Nuvole di Aristofane insieme ad un gruppo di amici e compagni speciali, catapultato in una realtà meravigliosa, unica, che mi ha permesso di dare sfogo alla mia creatività e di capire cosa avrei fatto da grande.
La tua carriera è sempre stata indirizzata verso il mondo dello spettacolo o avevi anche altri progetti in mente? E qual è stata la svolta che ti ha portato alla consapevolezza che eri sulla strada giusta?
Come dicevo sopra, già da piccolo mi divertivo a interpretare le poesie, inventavo storie fantastiche, mettevo in piedi veri e propri set cinematografici “costringendo” i miei più cari amici a recitare i ruoli più improbabili nel piazzale sotto casa. Poi, crescendo, ho capito quale fosse la mia ambizione e la mia passione e ho cercato di trasformarla in professione. Da qui tanto studio, che non finisce mai e tanta gavetta.
Il primo sì a un provino, la prima chiamata, il primo giorno sul set. Qual è il ricordo più emozionante?
Ti elencherei tantissime cose… Sicuramente il mio primo premio, il premio Nino Manfredi d’Oro al Cinema come miglior attore Emergente per il film “Per Sofia” che ha partecipato alla 66^ Mostra Internazionale d’Arte cinematografica di Venezia e la Menzione speciale come Migliore Attore Protagonista agli Awards 2010 del Miami Film Festival. Ricevere apprezzamenti e congratulazioni è magnifico e ti regala molta forza. Ho avuto modo di conoscere tantissime persone e addetti ai lavori tra cui produttori, agenti, con i quali poi si sono instaurati ottimi rapporti di amicizia e di lavoro.
Hai lavorato per il cinema, la televisione e il teatro, con Benigni, Zangardi, Maresca, Oldoini, Miccichè e molti altri nomi.
Quali sono - se ci sono - le differenze di preparazione del personaggio tra questi tre mondi simili ma diversi?
Fattor comune è la preparazione e lo studio. Non ci si improvvisa attori. La differenza principale sta nella tecnica, nel modo diverso di porgersi al pubblico, negli atteggiamenti, nella mimica facciale che, per esempio a teatro, dev’essere percepibile anche nell’ultima fila di spettatori. Il cinema è un po’ diverso, qui bastano espressioni appena accennate, ti aiutano i primi piani. La camera esaspera le espressioni, le esagera, e allora si può rischiare di diventare quasi grotteschi e poco credibili. Se c’è una buona preparazione, si riesce a fare bene tutto. Ci sono tantissimi esempi di attrici e attori famosi che fanno entrambi, rispettando queste rispettive esigenze.
Torniamo al presente. Nei primi mesi del 2020 sarà distribuito da Rai Cinema il nuovo film di Luca Guardabascio Credo in un solo padre, in cui sei protagonista insieme a Flavio Bucci, Massimo Bonetti e Anna Marcello. Raccontaci del film e dell’esperienza sul set.
Credo in un solo Padre è la storia di una doppia violenza sessuale perpetrata da "Nonno Giuseppe", un sessantaquattrenne, nei confronti della nuora prima e della nipote poco più che adolescente poi, approfittando dell'assenza prolungata, per motivi di lavoro, del figlio. È un film cui sono legato particolarmente, che mi ha permesso di sfiorare corde interpretative così forti e drammatiche finora sconosciute, mettendomi a nudo, al servizio della storia e del regista. Il film è la sofferta preghiera che una donna recita per scongiurare l’ennesima violenza di un carnefice. È un grido di dolore, come quello di tutte le donne e le persone vittime di violenza presenti in questo film originale ispirato a fatti realmente accaduti nella provincia campana.
Tra i tanti progetti, stai preparando uno spettacolo teatrale per la regia di Ludovico Cantisani, un monologo ispirato a Cuore di tenebra di Conrad per il Fringe Festival di Roma.
Sì, una sfida importante. Una grande responsabilità come protagonista unico in scena nel ruolo di Marlowe, affrontando il tema delle questioni di colonialismo e razzismo attraverso la memoria e il ricordo del viaggio compiuto dallo stesso Marlowe lungo il fiume Congo.
Fattor comune è la preparazione e lo studio. Non ci si improvvisa attori. La differenza principale sta nella tecnica, nel modo diverso di porgersi al pubblico, negli atteggiamenti, nella mimica facciale che, per esempio a teatro, dev’essere percepibile anche nell’ultima fila di spettatori. Il cinema è un po’ diverso, qui bastano espressioni appena accennate, ti aiutano i primi piani. La camera esaspera le espressioni, le esagera, e allora si può rischiare di diventare quasi grotteschi e poco credibili. Se c’è una buona preparazione, si riesce a fare bene tutto. Ci sono tantissimi esempi di attrici e attori famosi che fanno entrambi, rispettando queste rispettive esigenze.
Torniamo al presente. Nei primi mesi del 2020 sarà distribuito da Rai Cinema il nuovo film di Luca Guardabascio Credo in un solo padre, in cui sei protagonista insieme a Flavio Bucci, Massimo Bonetti e Anna Marcello. Raccontaci del film e dell’esperienza sul set.
Credo in un solo Padre è la storia di una doppia violenza sessuale perpetrata da "Nonno Giuseppe", un sessantaquattrenne, nei confronti della nuora prima e della nipote poco più che adolescente poi, approfittando dell'assenza prolungata, per motivi di lavoro, del figlio. È un film cui sono legato particolarmente, che mi ha permesso di sfiorare corde interpretative così forti e drammatiche finora sconosciute, mettendomi a nudo, al servizio della storia e del regista. Il film è la sofferta preghiera che una donna recita per scongiurare l’ennesima violenza di un carnefice. È un grido di dolore, come quello di tutte le donne e le persone vittime di violenza presenti in questo film originale ispirato a fatti realmente accaduti nella provincia campana.
Tra i tanti progetti, stai preparando uno spettacolo teatrale per la regia di Ludovico Cantisani, un monologo ispirato a Cuore di tenebra di Conrad per il Fringe Festival di Roma.
Sì, una sfida importante. Una grande responsabilità come protagonista unico in scena nel ruolo di Marlowe, affrontando il tema delle questioni di colonialismo e razzismo attraverso la memoria e il ricordo del viaggio compiuto dallo stesso Marlowe lungo il fiume Congo.
In cantiere anche una serie televisiva firmata Sky Netflix in collaborazione con il Brasile dal titolo La linea gotica, di Cristiano Stern. Di cosa si tratta?
Non posso anticipare molto ancora perché la serie è in fase di pre-produzione. Posso solo dire che la fantascienza sarà il filo conduttore. Il soggetto è di Cristiano Stern, che curerà anche la regia, e di Fabrice Mario Murgia. È la storia di Monica, una studentessa del 1944, catapultata nel futuro, nel tentativo di sabotare un esperimento nazista. Nel suo viaggio fantastico, si ritroverà al centro di una guerra inter-temporale, con l'intero futuro dell'umanità in gioco. Io interpreterò il ruolo del protagonista maschile Lorenzo Gori, studioso di archeologia e per la prima volta mi cimenterò in una serie diversa e innovativa.
Non posso anticipare molto ancora perché la serie è in fase di pre-produzione. Posso solo dire che la fantascienza sarà il filo conduttore. Il soggetto è di Cristiano Stern, che curerà anche la regia, e di Fabrice Mario Murgia. È la storia di Monica, una studentessa del 1944, catapultata nel futuro, nel tentativo di sabotare un esperimento nazista. Nel suo viaggio fantastico, si ritroverà al centro di una guerra inter-temporale, con l'intero futuro dell'umanità in gioco. Io interpreterò il ruolo del protagonista maschile Lorenzo Gori, studioso di archeologia e per la prima volta mi cimenterò in una serie diversa e innovativa.
Le ultime due domande le riservo per qualcosa al di fuori del lavoro, e ti chiedo: quali sono i legami più importanti e profondi che hanno contribuito alla costruzione di te, per come sei oggi, e senza i quali probabilmente tutto avrebbe preso un’altra piega?
Sembrerò scontato ma devo tanto ai miei genitori che hanno contribuito a fare di me l’uomo che sono oggi; a mia nonna Pina, il mio porto sicuro in cui mi sono sempre rifugiato. Come non citare i miei amici di sempre con i quali ho condiviso difficoltà e stenti, sacrifici e rinunce ma anche vittorie e successi. E poi devo dire grazie a me perché non ho mai dimenticato che le difficoltà si superano sempre prima o poi, dopo il buio arriva sempre la luce.
Sembrerò scontato ma devo tanto ai miei genitori che hanno contribuito a fare di me l’uomo che sono oggi; a mia nonna Pina, il mio porto sicuro in cui mi sono sempre rifugiato. Come non citare i miei amici di sempre con i quali ho condiviso difficoltà e stenti, sacrifici e rinunce ma anche vittorie e successi. E poi devo dire grazie a me perché non ho mai dimenticato che le difficoltà si superano sempre prima o poi, dopo il buio arriva sempre la luce.
Hai il tempo di fare anche cose normali come tutti noi? Ad esempio giocare ai videogames, ascoltare musica, andare in palestra (anche se la risposta qui è molto ovvia)?
Certamente! Riesco a godere anche del tempo libero che cerco di impiegare nel migliore dei modi. Non sono un tipo da divano e tv, anche se le serie tv mi tentano! Mi piace dedicarmi al mio benessere psico-fisico, frequentando la palestra, o fare delle lunghe camminate all’aria aperta. E poi sono un maniaco dell’ordine! Passo molto tempo a sistemare casa, ma non mi nego mai un aperitivo con gli amici per godere di buoni momenti di relax e di svago. Ecco, queste sono le cose semplici che mi fanno sentire più ricco d’animo e decisamente più rilassato.
Certamente! Riesco a godere anche del tempo libero che cerco di impiegare nel migliore dei modi. Non sono un tipo da divano e tv, anche se le serie tv mi tentano! Mi piace dedicarmi al mio benessere psico-fisico, frequentando la palestra, o fare delle lunghe camminate all’aria aperta. E poi sono un maniaco dell’ordine! Passo molto tempo a sistemare casa, ma non mi nego mai un aperitivo con gli amici per godere di buoni momenti di relax e di svago. Ecco, queste sono le cose semplici che mi fanno sentire più ricco d’animo e decisamente più rilassato.
GIORDANO PETRI
Attore. Pronipote del regista Elio Petri, è affascinato dal mondo dello spettacolo sin da bambino e, nella seconda metà degli anni '90, muove i primi passi sui palcoscenici teatrali della sua città natale. Deciso a perseguire la carriera di attore, dal 1996 al 1999 frequenta il Laboratorio Teatrale dello Stabile dell'Umbria CUT (centro teatrale universitario) e nel frattempo prende parte a diversi seminari per studiare e affinare le varie tecniche di recitazione, tra cui un corso sul Metodo Stanislavskij. A diciotto anni si trasferisce a Roma e, dopo aver frequentato altri corsi e seminari (molti dei quali tenuti da celebri attori presso la 'Nuova Università del Cinema e della Televisione'), nel 2000 si iscrive alla "Scuola Nazionale di Cinema" conseguendo nel 2003 il diploma in recitazione. Termina la sua formazione nel 2006 frequentando la scuola di perfezionamento 'Santa Cristina' (a Gubbio) diretta da Luca Ronconi.
In questi anni, accanto alle diverse esperienze in teatro fa anche le sue prime apparizioni sul piccolo schermo, prendendo parte alle serie Tv "Don Matteo1" e "Sei Forte Maestro". Le prime apparizioni sul grande schermo risalgono invece al 2002 (con il cortometraggio "Markheim", diretto da Avital Merkler e prodotto dalla NUCT, e con un piccolo ruolo nel film "Pinocchio" di Roberto Benigni) ma il vero e proprio esordio è nel 2005 con il film "Ma l'amore... sì". Sempre molto attivo sia in teatro che in televisione, nel 2007 interpreta il primo ruolo cinematografico da protagonista nel film "Per Sophia", lungometraggio d'esordio della regista Ilaria Paganelli.
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