Eccomi nuovamente qui readers,
con un altro appuntamento dedicato alla Rubrica di Pagina 69 in cui abbiamo ospitato Irma Alleva e il suo libro Come ciliegina sulla torta
Sia per la pagina 69 che per la segnalazione dovrai inviarmi il seguente materiale:
- Libro da segnalare
- Piccolo estratto a piacere del libro
- Biografia
- Foto autore/autrice o qualcosa che vi rappresenti
Avviso: Tutte le email sprovviste di questo materiale non saranno neanche prese in considerazione
Ricordo che la rubrica è stata ideata da Ornella di Peccati di Penna.
Amanda è la protagonista nonché voce narrante del romanzo, che pone al centro un tema delicato come quello dell’adozione. Racconterà, infatti, attraverso il suo particolare percorso di crescita le sorti di una famiglia in frantumi e quelle di un nucleo familiare che prende origine nel momento più inaspettato. Amanda nasce negli anni sessanta in una famiglia agiata e piuttosto numerosa, lei è infatti la secondogenita di quattro fratelli, ma ad appena sette anni mamma Ines muore prematuramente e suo padre Francesco Liberatore, avvocato apprezzato ma poco incline al suo ruolo di genitore, rimasto solo decide che quattro figli sono troppi a cui badare e cercherà per ognuno di loro nuove strade, tranne che per la più piccola, l’unica che sceglierà di tenere con sé. Interverrà la nonna paterna Elda, la quale dopo aver appurato le malsane intenzioni del figlio, cercherà di proteggere i nipoti anche con modi piuttosto bruschi. Si avvarrà per questo, inoltre, dell’aiuto di Luzio e Cristina, suoi amici di vecchia data che si riveleranno preziosi per le sorti di Amanda e suo fratello Giacomo, più piccolo di due anni. Luzio, in particolare, vedrà una corrispondenza di bisogni tra i due nipoti di Elda e suo fratello Vittorio che con la moglie Norma non riuscirono mai ad avere figli. I due fratellini riusciranno ad avere l’opportunità di un futuro migliore rispetto a ciò che li avrebbe attesi? Ma cosa lasceranno alle spalle? Il passato sospeso tornerà a bussare, perché le situazioni insolute chiedono ad un certo punto di essere affrontate, che si voglia o no.
Francesco Liberatore si era sbarazzato di noi come si fa con degli abiti dopo un accurato cambio di stagione. Le donne di casa avevano rappresentato il collante, una volta che nostra madre e nonna Elda non avevano potuto esercitare più alcun potere l’unione familiare era andata in frantumi. Ritrovarsi nel-le dinamiche di crescita di quattro figli così piccoli non sarà stato affatto semplice per lui, questo non gliel’ho mai recriminato, ma la scelta dell’abbandono come soluzione sbrigativa ed estrema non gliel’ho mai perdonata. In primis perché il rifiuto da parte di un genitore non è concepibile, salvo in casi eccezionali, e poi perché si portò dietro allontanamenti e scompensi dolorosi e difficili da spiegare. Come il distacco da Ornella, che rimase una faglia in perenne tumulto. Ho vissuto con rammarico l’impossibilità di vedere quel rapporto, insostituibile e prezioso, crescere e maturare, come sarebbe stato naturale tra sorelle.
In men che non si dica cambiammo casa, letto, abitudini. Ma la capacità di adattamento dei bambini è invidiabile, forse perché in quella fase conta più con chi si è piuttosto che dove ci si trova, il contorno diventa marginale. Ci sentivamo compresi e accuditi e questo bastava per stare bene, senza fare troppe domande.
Se torno indietro con la memoria, per quanto mi sforzi, non ricordo ci ponessimo allora molti interrogativi. In quel momento non erano così importanti come lo sono da adulta. Ora sì che ne avrei di domande! L’unica che la mente conserva con una certa tenerezza la fece Giacomo a papà Vittorio, di buon mattino, prima di andare a scuola: «Ma tu sei nostro pa-dre adesso?» esclamò.
«Sì, Giacomo,» rispose lui sollevando il capo chino, mentre era intento ad allacciargli le scarpe, senza aggiungere altro, come se qualsiasi ulteriore spiegazione fosse superflua. E l’orgoglio che aveva nello sguardo parlava da sé: mio fratello rappresentava un dono atteso, spasimato, e per questo intoccabile. Io completavo il tutto come una ciliegina sulla torta: figlio maschio e figlia femmina erano la combinazione perfetta."
Irma Alleva è nata nel 1984, pugliese di origine ma abruzzese di adozione. La sua vita lavorativa, legata per diverso tempo al mondo del retail, si è da sempre affiancata alla passione per la scrittura esplosa nel suo primo romanzo Eppure, restare (Presentartsì) nel 2017. Ha frequentato numerosi corsi di scrittura, durante uno dei quali scopre di apprezzare il racconto come genere espressivo e da allora si è cimentata nella stesura di vari testi e con Il Dragosauro Picasso arriva finalista al talent letterario Amici del Viandante nel 2019. Il romanzo rimane il genere che predilige e nel giugno 2020 pubblica il suo secondo testo narrativo Come ciliegina sulla torta con la casa editrice Il Viandante (Menzione d’onore al Premio Residenze Gregoriane 2020 e finalista al Premio Speciale Donna 2021). Ha collaborato come articolista per un magazine on line sul turismo, cura la rubrica Spazio Libri per il Giornale di Montesilvano, scrive articoli per il magazine Interdune. Nell’attesa un giorno di potersi definire una scrittrice, preferisce, per il momento, descriversi come autrice di storie autentiche. La sua scrittura si nutre del contatto con la natura e delle frequenti escursioni che ama praticare tra le montagne dell'Abruzzo e non solo. God save the queen è il suo terzo romanzo, prossimo all'uscita.
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Allora che cosa ve ne sembra? Vi ho incuriosito? Correte ad acquistarlo...
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