Era il 28 dicembre del 1895 quando i fratelli Lumière presentarono per la prima volta il loro spettacolo al pubblico del Grand Café, situato al 14 di Boulevard des Capucines, presso uno scantinato chiamato Salon Indien. Una data, un luogo e un evento storico perché, proprio quel momento, è riconosciuto come l’inizio della storia del cinema.
Louis e Auguste Lumière, i due fratelli che nel 1895 realizzarono la prima proiezione pubblica dei loro film, possedevano un’industria fotografica guidata dal padre a Lione, il che gli permise di sperimentare nuove tecniche di proiezione, usufruendo delle apparecchiature più all’avanguardia. Fu proprio il loro brevetto, il cinematografo, una macchina in grado di riprendere e di proiettare, a chiudere il ciclo di sperimentazione nel campo, dando il via ufficiale alla nascita del cinema. Il loro primo spettacolo al Grand Café aveva un fine anche commerciale, in quanto i due fratelli conoscevano bene la potenzialità del cinematografo e l’interesse che il loro apparecchio avrebbe suscitato, tanto da permettersi, negli anni successivi, il noleggio delle proprie apparecchiature. Circa dieci film dalla durata di un minuto ciascuno si intervallavano nel programma delle varie serate che i fratelli Lumière poterono organizzare in seguito al grandissimo successo di pubblico, giornalisti, direttori di teatro che derivò dalla prima presentazione.
Già nel 1897 il catalogo dei
fratelli Lumière vantava più di cento film, tutti a cinecamera fissa e con
soggetti reali, scene di vita quotidiana in cui gli spettatori potevano
ritrovarsi. Era proprio il grande realismo a colpire il pubblico, affascinato
dalla fedeltà delle immagini e dalla loro fluidità nel riprodurre una realtà a
loro ben nota. Il famosissimo arrivo del treno in stazione nel film Arrivée d’un
train à La Ciotat è l’esempio più conosciuto di quanto il cinema dei fratelli
Lumière suscitasse meraviglia per la novità e la fedeltà nella riproduzione,
tanto che – si dice – alcuni spettatori credettero che quel treno stesse per
sfondare lo schermo!
L’arroseur arrosé è considerato dagli storici il primo vero film narrativo: costruito su schemi tipici della scena comica e con tanto di vignette illustrate, il film inquadra un giovane che calpesta il tubo da cui fuoriesce l’acqua utilizzata da un giardiniere intento a innaffiare un prato, causandone il momentaneo arresto del flusso; la scenetta comica si ha quando, una volta tolto il piede, l’acqua ricomincia a sgorgare irruenta fino a inzuppare il giardiniere. Inizio, intrigo, scioglimento ed epilogo: la struttura tipica dei racconti appare così per la prima volta in un film.
L’impressionante successo del cinematografo, dopo anni di produzioni e proiezioni (si contano 1422 film in dieci anni), si arresta nel 1905, quando il cinema negli Stati Uniti e in alcuni Paesi europei si sviluppa maggiormente rispetto a quello dei fratelli Lumière, i quali non credettero mai fino in fondo al futuro del cinema e, di conseguenza, non si mossero per una ristrutturazione e innovazione dei loro progetti e apparecchiature; al contrario, americani e nuove case cinematografiche francesi puntarono sul cinema come arte potenzialmente eterna, sviluppando progetti e apparecchiature giorno dopo giorno e distaccandosi sempre più dal genere “documentaristico” – in quanto descrittivo di vita quotidiana, testimone di paesaggi e della società di fine secolo – dei Lumière. Bisogna dire che l’epoca in cui operarono i fratelli Lumière fu segnata da una forte curiosità del pubblico, spesso illetterato e ignaro degli eventi nel mondo, di carpire la realtà al di fuori della propria quotidianità: gli eventi del mondo erano al centro del loro interesse ed era necessario dare la possibilità a tutti di essere informati. Così le riprese panoramiche – la “carrellata”, ovvero la ripresa a scorrimento, fu utilizzata per la prima volta dall’operatore Promio proprio per riprendere le facciate del palazzi in canal Grande – e l’aspetto informativo presero il sopravvento nel cinema dei Lumière, dando spazio a ciò che era la realtà del tempo, in un bisogno di informazione tradotto in genere documentaristico e giornalistico. Era il momento della fotografia, del cinema e dei giornalisti di cronaca, gli unici in grado di informare correttamente i cittadini, a tal punto che – al fine di accaparrarsi per primi le notizie – vennero realizzati cinegiornali d’attualità ricostruiti, ovvero girati in studio con personaggi fittizi. Tuttavia, il pubblico fu in grado fin da subito di distinguere la realtà dalla ricostruzione, mostrando la stessa curiosità per entrambi. Si ha così la prima grande scissione tra il cinema realista e il cinema di finzione, che porta a un’ulteriore distacco dall’informazione quando, nel 1908, si avviò la produzione dei primi regolari cinegiornali. L’utilizzazione delle immagini verso il loro fine corretto, ovvero di intrattenimento o di informazione, trovava così la propria collocazione, permettendo di definire il compito del cinema nel suo doppio livello di spettacolarità o di attualità.
Beh, la scena del treno, anche Fantozzi credeva fosse finto :D
RispondiEliminaHahaha! Epicità!
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