Eccomi nuovamente qui readers,
è arrivato infatti il momento della Rubrica dedicata ai nostri autori emergenti, Pagina 69.
Oggi sul Blog abbiamo come ospite Lorenzo Foltran, e il suo libro: "Il tempo perso in aeroporto".
Pagina 69
Autore Emergente se ti sei appena sintonizzato sul mio
blog, il giovedì è dedicato a te quindi scegli come vuoi avere un po' di
visibilità (segnalazione o pagina 69) e invia un email a gattolibraio@libero.it con il libro
Sia per la pagina 69 che per la segnalazione dovrai inviarmi il seguente materiale:
- Libro da segnalare
- Piccolo estratto a piacere del libro
- Biografia
- Foto autore/autrice o qualcosa che vi rappresenti
Avviso: Tutte le email sprovviste di questo materiale non saranno neanche prese in considerazione
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Ricordo che la rubrica è stata ideata da Ornella di Peccati di Penna.
IL TEMPO PERSO IN AEROPORTO
LORENZO FOLTRAN
LORENZO FOLTRAN
Prezzo: € 9,50 (Ebook € 3,14)
Editore: Graphe.it
Pubblicazione: 7 aprile 2021
Non una semplice antologia, ma una raccolta organica nella quale i singoli testi poetici sono organizzati in modo tale da raccontare una storia. Il tempo è il tema di questa raccolta che in tre sezioni ne esplora le molte sfumature. Esso appare come un elemento relativo che si dilata, si comprime, e che soprattutto passa, in rapporto però allo spazio dentro al quale scorre: la dimensione del sogno e della realtà alternativa dei videogame, l’ambiente non cronologico del ricordo o della riflessione, sono contrapposti allo scandire alienante della vita vera, dove il tempo è percepito soprattutto come perdita. Così il lettore procede fra giorni senza calendario o calendari appesi al muro per nasconderne le crepe; si riconosce fra ore piene e vuote, nei minuti precisi che occorrono per cucinare una pastasciutta che però risulta insipida. Insieme alla giornata si rischia di perdere talvolta la strada o il senso di sé: scrivere è allora l’antidoto al disperdersi dei propri momenti, anche quando è soltanto esaurita la pila dell’orologio.
ESTRATTO
Il tempo perso in aeroporto è una raccolta di 57 poesie divise in tre sezioni: Giorni senza calendari, Sogni interattivi e Adesso. Il tempo perso in aeroporto non è una semplice antologia, ma una raccolta organica nella quale i singoli testi sono organizzati in modo tale da raccontare una storia. La prima sezione è un viaggio, un movimento che è allo stesso tempo spaziale e temporale. Il poeta si vede costretto a un esilio volontario che inevitabilmente lo porta alla nostalgia del migrante, del navigante, dell’espatriato (Mare nostrum). La migrazione spaziale amplifica quella temporale (“Avventore di un bar che non esiste”), alterando la percezione del passato in una sorta di effetto Doppler mnemonico che spinge l’io lirico alla consapevolezza della fragilità del presente (“Dovresti esercitarti alla misura”) e alla riflessione sul fare poetico (“L’amore tutto l’ho gettato al vento”) come strumento interpretativo del viaggio stesso. La fatica del percepire il passare del tempo addormenta l’io narrante, preparandolo al viaggio onirico di Sogni interattivi (“La vita vera s’aggira nel sogno”).
La seconda sezione è, infatti, composta da una serie di sogni. Il sogno si configura come rifugio, come fuga dal fluire del tempo e dalle problematiche della vita contemporanea che sono evocate nell’ultima poesia di Sogni interattivi (Continuare senza salvare?) e che rappresentano il nucleo centrale della sezione seguente. Allo stesso tempo, i sogni permettono di rielaborare il lutto individuato nella distanza spazio/temporale di Giorni senza calendari e di sostenere il peso della ripetitività della vita sociale che sarà descritta in Adesso. Sogni interattivi è la sezione più “avanguardistica” del libro per quanto riguarda i temi trattati: ogni sogno, infatti, è l’interpretazione o l’ekphrasis poetica di un videogioco, una lettura/letteratura digitale. Il videogioco è un elemento antitetico al tempo grazie alla peculiarità di poter “mettere in pausa” e “salvare” i propri progressi durante il suo svolgimento o, al contrario, di “resettare” i propri risultati per tornare al punto di partenza.
La terza sezione coincide con il risveglio dal sonno notturno di Sogni interattivi e con la presa di coscienza del (ri)trovarsi nella prigione perpetua della vita moderna e del giorno lavorativo. La sezione si snoda attraverso le tappe di sveglia (“Soppeso la coperta”), viaggio verso il luogo di lavoro (“Agente, mietitrice di biglietti”), ufficio (“Odore di savana, paglia, sterco”), ritorno a casa (“Il verme ci fagocita, ci mangia”). La ripetitività e l’alienazione che ne derivano anestetizzano la percezione del tempo: il rituale lavorativo ed economico imposto dalla società impedisce all’io lirico di poterne sentire lo scorrere. Tuttavia, questo rito giornaliero è solo un palliativo. Al ritorno a casa la consapevolezza del tempo perduto (Adesso), e che si continua a perdere, si manifesta in un’inquietudine per cui non sembra esserci rimedio (“Un colpo, solo un colpo nottetempo”).
La seconda sezione è, infatti, composta da una serie di sogni. Il sogno si configura come rifugio, come fuga dal fluire del tempo e dalle problematiche della vita contemporanea che sono evocate nell’ultima poesia di Sogni interattivi (Continuare senza salvare?) e che rappresentano il nucleo centrale della sezione seguente. Allo stesso tempo, i sogni permettono di rielaborare il lutto individuato nella distanza spazio/temporale di Giorni senza calendari e di sostenere il peso della ripetitività della vita sociale che sarà descritta in Adesso. Sogni interattivi è la sezione più “avanguardistica” del libro per quanto riguarda i temi trattati: ogni sogno, infatti, è l’interpretazione o l’ekphrasis poetica di un videogioco, una lettura/letteratura digitale. Il videogioco è un elemento antitetico al tempo grazie alla peculiarità di poter “mettere in pausa” e “salvare” i propri progressi durante il suo svolgimento o, al contrario, di “resettare” i propri risultati per tornare al punto di partenza.
La terza sezione coincide con il risveglio dal sonno notturno di Sogni interattivi e con la presa di coscienza del (ri)trovarsi nella prigione perpetua della vita moderna e del giorno lavorativo. La sezione si snoda attraverso le tappe di sveglia (“Soppeso la coperta”), viaggio verso il luogo di lavoro (“Agente, mietitrice di biglietti”), ufficio (“Odore di savana, paglia, sterco”), ritorno a casa (“Il verme ci fagocita, ci mangia”). La ripetitività e l’alienazione che ne derivano anestetizzano la percezione del tempo: il rituale lavorativo ed economico imposto dalla società impedisce all’io lirico di poterne sentire lo scorrere. Tuttavia, questo rito giornaliero è solo un palliativo. Al ritorno a casa la consapevolezza del tempo perduto (Adesso), e che si continua a perdere, si manifesta in un’inquietudine per cui non sembra esserci rimedio (“Un colpo, solo un colpo nottetempo”).
LORENZO FOLTRAN
Dopo aver conseguito la laurea magistrale in Italianistica all’Università Roma, mi sono diplomato in management dei beni e delle attività culturali con un master di secondo livello tra l’Università Ca’ Foscari di Venezia e l’École Supérieure de Commerce de Paris. Ho lavorato per importanti istituzioni culturali come la Casa delle Letterature (Festival delle Letterature) e l’Institut français (Festival della narrativa francese) a Roma, e la Fête de la Gastronomie e il Pavillon de l’Eau a Parigi, dove attualmente risiedo. Ho pubblicato due raccolte poetiche, entrambe con editori non a pagamento: In tasca la paura di volare (Oèdipus Edizioni, 2018) e Il tempo perso in aeroporto (Graphe Edizioni, 2021). Mie poesie sono comparse su varie riviste letterarie (in Italia e in Francia) come anche sul quotidiano "La Repubblica".
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