Premessa doverosa: non è facile parlare di Unorthodox.
Pur
essendo una miniserie, affronta un argomento di nicchia, ovvero
l’ambiente ebraico ultraortodosso. Nonostante i rischi del caso, non
ultimo quello del pregiudizio, i quattro episodi sono in grado di
rendere accattivante la storia di Esty agli occhi dello spettatore,
persino quello più scettico.
Scheda Serie TV
La diciannovenne Esty è una ragazza di fede ultra-ortodossa chassidica che vive a Brooklyn, dove è costretta a seguire le rigide regole della comunità. Dopo un anno di matrimonio combinato decide di scappare a Berlino e di iniziare una nuova vita.
RECENSIONE
Le
vicende si dipanano in un presente che si aggrappa a continui
flashback, che tuttavia non appesantiscono la narrazione. Chi è questa
ragazza e perché scappa da tutto e tutti? Cosa nasconde? Si tratta di
domande universali che, applicate ai quattro episodi magistralmente
scritti e diretti, rendono meno elitario persino il tema illustrato.
Le vicende sono liberamente tratte dall’autobiografia di Deborah Feldman ed è qui che confesso le mie perplessità. Dato che ho letto il libro prima di guardare la serie targata Netflix, ho il dovere di sottolineare che non potrebbero essere più diversi. Non mi riferisco unicamente allo stravolgimento dei nomi, ma piuttosto a certe scelte drastiche compiute nel palese tentativo di rendere la storia più appetibile per un pubblico televisivo. La conseguenza è di creare una sensazione globale di frettolosità che nel libro manca, per ovvi motivi. Nonostante i ben quattro episodi, infatti, alcuni aspetti degni di nota restano solamente sullo sfondo, con cambi repentini e scarso approfondimento.
Ripeto,
questo accade agli occhi di chi ha letto il libro, che risulta sempre
più curato rispetto alla sua trasposizione cinematografica. Nel
complesso, Unorthodox rimane una serie di qualità, che vale la pena di
guardare e che strappa più di qualche riflessione. Il cast è giovane e
affiatato e riesce a regalare delle performance di alto livello,
garantendo un innalzamento globale della potenza narrativa e della
credibilità della storia.
Adesso vi lascio al consueto appuntamento con le curiosità:
- L’attore Jeff Wilbusch (Moishe) è davvero nato e cresciuto in una famiglia chassidica ultraortodossa, che ha abbandonato all’età di tredici anni.
- Nel quarto episodio, durante la scena in cui Esty è intenta ad acquistare un rossetto, è possibile vedere sullo sfondo Deborah Feldman, autrice dell’autobiografia da cui è tratta la serie. La donna indossa una camicetta color salmone.
- Nessuno dei Payot, ovvero i “boccoli”, è autentico. Sono stati creati appositamente in tinta con i capelli del singolo attore e fissati sotto le yarmulkes, i tipici copricapi ebraici.
- Tutte le scene d’interni sono state girate a Berlino.
- Shira Haas (Esty) e Amit Rahav (Yanky) si conoscono da quando avevano quindici anni e sono attualmente vicini di casa a Tel Aviv.
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