Eccomi nuovamente qui readers,
è arrivato infatti il momento della Rubrica dedicata ai nostri autori emergenti, Pagina 69.
Ci tengo però a dire che l'autrice di oggi non è proprio emergente eheheh sul Blog ecco che abbiamo come ospite Mirko Vercelli e il suo libro: "Linea Retta".
Sia per la pagina 69 che per la segnalazione dovrai inviarmi il seguente materiale:
- Libro da segnalare
- Piccolo estratto a piacere del libro
- Biografia
- Foto autore/autrice o qualcosa che vi rappresenti
Avviso: Tutte le email sprovviste di questo materiale non saranno neanche prese in considerazione
Ricordo che la rubrica è stata ideata da Ornella di Peccati di Penna.
Prezzo: € 17,00
Editore: Bookabook
Pubblicazione: 9 settembre 2021
Il villaggio Batarriba è assediato dal fiume Tutula che, quando piove, travolge ogni cosa con le sue acque violente. Il piccolo Baba sa che solo i loa, potenti spiriti della natura, possono placarne la furia. E quando, durante un temporale, un fulmine colpisce un aereo che disperde il suo carico sul Togo, il bimbo, credendo di osservare il carro di un loa, pensa sia l’occasione per salvare la sua gente. Tra gli oggetti caduti trova una bambola di pezza che scambia per la moglie di uno spirito, scivolata dal carro mentre fuggiva dalla tempesta. Per riportarla al suo sposo, Baba attraversa un’Africa magica, spietata e commovente, seguendo la linea retta tracciata nel cielo dal carro dei loa.
ESTRATTO
Capitolo 8 : Ogun.
Si ripeteva con la disperata monotonia di un vagito e di un rantolo,di un bambino che nasce e di un uomo che muore. Eppure veniva sempre accolta con meraviglia, accettata con la gioia e la pena per qualcosa a cui nessuno avrebbe rinunciato.
Il pullman aveva corso solerte lungo le strade strangolate dalla sabbia, l’autista era man mano diventato parte del veicolo e aveva perso ogni cenno d’umanità. Aveva raggiunto un ordine ben preciso d’azioni: il gesto meccanico di cambiare marcia, quello di correggere lo specchietto, rallentare di fronte a dossi di terra o spazzatura abbandonata e poi riprendere da capo. Non sembrava avrebbe mai più potuto fare altro. Ogni ora si permetteva di scambiare due battute con i ragazzi nei sedili dietro. Ma dava lo stesso effetto di una macchina che cigola involontariamente.
Dal giorno prima avevano appena fatto due soste, il tempo di tornare a sentirsi le gambe e lasciarsi accecare dal sole senza la protezione dei vetri impolverati.
Avevano fatto una pausa a Tahoua. L’ingresso alla cittadina era
una porta in ferro battuto formata da due immensi dromedari che
incontravano il muso. Un benvenuto inequivocabile alle carovane
tuareg di passaggio. Serviva un occhio vigile, però, per scorgere i tetti delle prime case, che altresì sarebbero andate uniformandosi al panorama di terra rossa e solitudine che annichilisce.
Tradivano la loro naturale mimesi, le grandi antenne e parabole, disposte verso il cielo come braccia desiderose di pioggia. Le mura di cinta proseguivano anche dentro la città, creando un complesso labirinto di vie secondarie e capanne rialzate per le alluvioni. Le persone se- 228 devano a terra, ai bordi della strada. Li guardavano passare come si fa con l’acqua di un fiume. Incrociarono la seconda macchina da quando erano usciti dalla capitale. Erano poliziotti, armati per le ronde. Fecero un segno all’autista e lui ricambiò con disinteresse.
Oltre Tahoua, sullo sfondo, un serpente di verde si snodava nel
nulla del deserto, seguendo l’antico letto d’un fiume. A Baba
sembrava una reminiscenza della sua terra, del Tutula, ormai così
lontani. Delle piante e delle foreste che ormai sembrava
impossibile convincersi fossero esistite. Mai avrebbe creduto che
il mondo avesse colori così diversi. Arrivati al centro della città, un grande obelisco azzurro in muratura avvertiva i viaggiatori e commercianti del Sahel del festival di Gerewol. Laggiù, uomini dal viso colorato di giallo, con grandi piume bianche sul capo e collane arcobaleno, sfilavano per le strade, plotoni uniformati da colori e vestiti sgargianti deviavano il traffico al ritmo di applausi e cori. Baba stava ancora pensando ai colori del panorama, quando venne letteralmente travolto da quell’oceano impazzito di danze e trucchi fatti di perline. Bracciali con fischietti di plastica colorati e orecchini di conchiglie.
Qualcuno sorrideva e aveva i denti più bianchi che il piccolo avesse mai visto. Non lo poteva sapere, ma le labbra erano state scurite con una tintura nera, per esaltarli.
E lui ne rimase stregato. Il pullman si fermò nel traffico della festa e un fremito attraversò il corpo di Baba. Si affacciò dal finestrino e tutto era festa, tutto era danza, tutto era canto. Al suo villaggio non c’era mai stato qualcosa del genere e vederlo invece accadere nel deserto, era ancora più straniante. Gli sembrava perfettamente normale che le persone che vivevano nel nulla fossero tristi. E invece erano lì a travolgerlo con risa e grida.
Perché?
Cos’avevano ricevuto dai loa, loro?
Si può ringraziare anche di non aver ricevuto niente?
Le ragazze più giovani col viso tinto d’argilla erano a caccia del
futuro sposo, tra wodaabe che saltavano in coreografie esaltanti.
Magliette occidentali Adidas, Nike, erano irriconoscibili, colorate a mano o stracciate per farne incomprensi- 8. Ogun Linea retta 229 bili vesti.
Allora che cosa ve ne sembra? Vi ho incuriosito? Se volete potete acquistarlo direttamente dal link sottostante.
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