Buongiorno readers,
oggi
vi propongo una chiaccherata avvenuta con l'autore del
libro "Sopra le nuvole il meteo è noioso" di Filippo Dr.Panico edito Mondadori Electa.
Ciao Filippo prima di tutto benvenuto nel mio piccolo spazio virtuale... partiamo subito con la domanda di rito...Chi è Filippo Dr. Panico?
Ciao! Grazie mille. Sono un cantautore scarso che poi è diventato scrittore. Più o meno dal 2015. Dal 2018 faccio spettacoli nelle case in tutta Italia, in cui alterno i miei racconti, le mie canzoni e le mie poesie.
Ti definisci più un poeta, scrittore o cantautore?
Nella parola scrittore mi ci trovo abbastanza. Alla fine questo faccio: scrivo! Però anche la parte live per me è fondamentale. È lì che mi sento davvero a mio agio. Potremmo dire che sono il contrario di quella famosa barzelletta sui carabinieri in cui sono in due perché uno sa leggere e uno sa scrivere. A me piace fare entrambe le cose, ecco.
Come è stato il percorso che ti ha portato a pubblicare Sopra le nuvole il meteo è noioso? Ci puoi spiegare come è andata, sono curiosa…
Era appena iniziato il primo lockdown, a marzo 2020. Avevo appena annullato circa trenta date del tour già programmate da mesi. Ho capito che avrei dovuto mettermi alla prova con qualcosa di diverso e di più grande di me, così ho provato a scrivere un romanzo. Per puro caso, il giorno in cui ho finito questa specie di romanzo mi ha chiamato Francesca Guido di Mondadori, che mi aveva letto su Instagram, chiedendomi se volessi pubblicare un romanzo. Mi era già successo che mi chiamassero dalle case editrici con la stessa domanda. Di solito ho sempre detto di no, non mi interessava scrivere un romanzo, non pensavo neanche di poterne essere capace. Quella volta invece ho detto di sì, e per i mesi seguenti ho praticamente scritto il romanzo daccapo (o da capo? Non so come si scrive ahah), con l’aiuto di Francesca e di un altro editor, Giuseppe Fiori. È stata un’esperienza difficile da cui ho imparato molto e li ringrazio tanto per questo, davvero.
Perché hai scelto di non dare un nome ai personaggi ma piuttosto hai deciso di chiamarli in base alle loro caratteristiche principali?
È un espediente un po' vigliacco, nel senso che volevo che i personaggi fossero descritti senza dovermi dilungare in descrizioni. Mi sembrava che descrivere troppo i personaggi fosse la prima cosa che viene in mente a uno scrittore alle prime armi, e visto che era il mio primo romanzo, volevo fingere di non esserlo.
Quanto di te c’è nel romanzo? In particolare riferito alla visione della vita dopo la morte?
Io ci metto sempre tutto me stesso nelle cose. Sembra una cosa positiva ma a volte non lo è! Per esempio ho verniciato tutta la mia casa di colori assurdi. Diciamo che a volte ho bisogno di qualcuno che mi tenga altrimenti mi “esprimo troppo”. Ma al di là di queste digressioni inutili sulla mia vita, nel romanzo c’è tutto quello che avevo in testa in quel preciso momento. A marzo 2020 era impossibile non pensare alla morte. Farci i conti è stato importante per me in quel momento. Lì per lì mi sembrava anche di averci fatto pace, però la fine di tutto è un pensiero che non può non spaventare. L’unica cosa che si può fare è convincersi che dopo la morte ci sia qualcosa di bello, o comunque che ci sia qualcosa. Non mi invento niente eh, la religione si basa su questo, dà una risposta a una domanda universale. Ecco, io ho dato la mia risposta, anche se è sbagliata.
Il messaggio del libro, si sa, è quello che arriva a ognuno nel modo più personale e intimo possibile, e deriva dall’immedesimazione in un determinato personaggio, dalle esperienze, dall’impatto che si ha leggendo. Ma il tuo personalissimo messaggio, quello che speri arrivi proprio a tutti, qual è?
Che ogni cosa ha valore, e bisogna rendersene conto ogni giorno, non solo anni dopo con la nostalgia. Ecco, mi hai fatto fare Don Matteo. Però sì, lo penso davvero..
Se anche tu dovessi fare una lista?
Ma ne faccio mille! Negli spettacoli ne leggo diverse ed è sempre un bel momento. Mi piace molto scrivere cose in cui si ride con un fondo di serietà e riflessione.
Un piccolo giochino: 3 buoni motivi per cui i lettori dovrebbero leggere il tuo libro
Perché ha un bel titolo e una bella copertina, e poi perché è uno dei pochissimi libri nella storia in cui viene citata parola per parola la sigla dei Flinstones. Giuro.
Perché ti fai chiamare Filippo Dr.Panico?
Perché mi piaceva il fatto di avere un nome come quelli che leggi a caso sui citofoni quando aspetti qualcuno sotto casa.
Siamo arrivati al momento dei saluti… ma prima di lasciarci volevo chiederti una piccola curiosità… Stai già lavorando ad un nuovo progetto?
Certo. Tra un po’ uscirà un pacchetto con tre nuovi libricini dentro, e probabilmente l’anno prossimo uscirà “Il sensazionario”, un libro in cui in ogni pagina è descritta una sensazione diversa, una specie di vocabolario delle sensazioni. Chi mi segue su Instagram sa di cosa parlo, è diventata una specie di ossessione ahah. A presto! E grazie dell’intervista!
Ciao! Grazie mille. Sono un cantautore scarso che poi è diventato scrittore. Più o meno dal 2015. Dal 2018 faccio spettacoli nelle case in tutta Italia, in cui alterno i miei racconti, le mie canzoni e le mie poesie.
Ti definisci più un poeta, scrittore o cantautore?
Nella parola scrittore mi ci trovo abbastanza. Alla fine questo faccio: scrivo! Però anche la parte live per me è fondamentale. È lì che mi sento davvero a mio agio. Potremmo dire che sono il contrario di quella famosa barzelletta sui carabinieri in cui sono in due perché uno sa leggere e uno sa scrivere. A me piace fare entrambe le cose, ecco.
Come è stato il percorso che ti ha portato a pubblicare Sopra le nuvole il meteo è noioso? Ci puoi spiegare come è andata, sono curiosa…
Era appena iniziato il primo lockdown, a marzo 2020. Avevo appena annullato circa trenta date del tour già programmate da mesi. Ho capito che avrei dovuto mettermi alla prova con qualcosa di diverso e di più grande di me, così ho provato a scrivere un romanzo. Per puro caso, il giorno in cui ho finito questa specie di romanzo mi ha chiamato Francesca Guido di Mondadori, che mi aveva letto su Instagram, chiedendomi se volessi pubblicare un romanzo. Mi era già successo che mi chiamassero dalle case editrici con la stessa domanda. Di solito ho sempre detto di no, non mi interessava scrivere un romanzo, non pensavo neanche di poterne essere capace. Quella volta invece ho detto di sì, e per i mesi seguenti ho praticamente scritto il romanzo daccapo (o da capo? Non so come si scrive ahah), con l’aiuto di Francesca e di un altro editor, Giuseppe Fiori. È stata un’esperienza difficile da cui ho imparato molto e li ringrazio tanto per questo, davvero.
Perché hai scelto di non dare un nome ai personaggi ma piuttosto hai deciso di chiamarli in base alle loro caratteristiche principali?
È un espediente un po' vigliacco, nel senso che volevo che i personaggi fossero descritti senza dovermi dilungare in descrizioni. Mi sembrava che descrivere troppo i personaggi fosse la prima cosa che viene in mente a uno scrittore alle prime armi, e visto che era il mio primo romanzo, volevo fingere di non esserlo.
Quanto di te c’è nel romanzo? In particolare riferito alla visione della vita dopo la morte?
Io ci metto sempre tutto me stesso nelle cose. Sembra una cosa positiva ma a volte non lo è! Per esempio ho verniciato tutta la mia casa di colori assurdi. Diciamo che a volte ho bisogno di qualcuno che mi tenga altrimenti mi “esprimo troppo”. Ma al di là di queste digressioni inutili sulla mia vita, nel romanzo c’è tutto quello che avevo in testa in quel preciso momento. A marzo 2020 era impossibile non pensare alla morte. Farci i conti è stato importante per me in quel momento. Lì per lì mi sembrava anche di averci fatto pace, però la fine di tutto è un pensiero che non può non spaventare. L’unica cosa che si può fare è convincersi che dopo la morte ci sia qualcosa di bello, o comunque che ci sia qualcosa. Non mi invento niente eh, la religione si basa su questo, dà una risposta a una domanda universale. Ecco, io ho dato la mia risposta, anche se è sbagliata.
Il messaggio del libro, si sa, è quello che arriva a ognuno nel modo più personale e intimo possibile, e deriva dall’immedesimazione in un determinato personaggio, dalle esperienze, dall’impatto che si ha leggendo. Ma il tuo personalissimo messaggio, quello che speri arrivi proprio a tutti, qual è?
Che ogni cosa ha valore, e bisogna rendersene conto ogni giorno, non solo anni dopo con la nostalgia. Ecco, mi hai fatto fare Don Matteo. Però sì, lo penso davvero..
Se anche tu dovessi fare una lista?
Ma ne faccio mille! Negli spettacoli ne leggo diverse ed è sempre un bel momento. Mi piace molto scrivere cose in cui si ride con un fondo di serietà e riflessione.
Un piccolo giochino: 3 buoni motivi per cui i lettori dovrebbero leggere il tuo libro
Perché ha un bel titolo e una bella copertina, e poi perché è uno dei pochissimi libri nella storia in cui viene citata parola per parola la sigla dei Flinstones. Giuro.
Perché ti fai chiamare Filippo Dr.Panico?
Perché mi piaceva il fatto di avere un nome come quelli che leggi a caso sui citofoni quando aspetti qualcuno sotto casa.
Siamo arrivati al momento dei saluti… ma prima di lasciarci volevo chiederti una piccola curiosità… Stai già lavorando ad un nuovo progetto?
Certo. Tra un po’ uscirà un pacchetto con tre nuovi libricini dentro, e probabilmente l’anno prossimo uscirà “Il sensazionario”, un libro in cui in ogni pagina è descritta una sensazione diversa, una specie di vocabolario delle sensazioni. Chi mi segue su Instagram sa di cosa parlo, è diventata una specie di ossessione ahah. A presto! E grazie dell’intervista!
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