Buongiorno miei piccoli lettori,
la Bologna Children's Book Fair si è svolta all'insegna della condanna della guerra e dell'accoglienza verso gli ucraini in fuga da un paese dilaniato e oggi la nostra amica mamma Eliana ci parlerà di un libro che da voce proprio a questo problema.
di
Fermo restando il doveroso sostegno al popolo ucraino e l'impegno concreto ad aiutarlo in questo momento così difficile, va ricordato che nel mondo ci sono milioni di profughi in fuga da paesi devastati da sanguinosi conflitti, catastrofi naturali, discriminazioni di ogni sorta.
Profughi a cui non sempre viene riservato lo stesso benevolo trattamento; penso ad esempio a quelli bloccati in mare per ore, quando non per giorni, respinti dai paesi che oggi fanno a gara per accogliere - giustamente - le vittime di questa guerra assurda.
È per questo che quando ho visto esposto allo stand di Carthusia il silent book Orizzonti, di Paola Formica, ho capito che dovevo parlarne.
Per dare voce a chi voce troppo spesso non ha, un libro che
(sembra paradossale ma non lo è) non ha bisogno di parole per
raccontare il dramma dei "viaggi della speranza", quelli in cui si mette
a rischio la propria vita - scappando da una morte certa per un destino
incerto ma pur sempre alla ricerca di orizzonti più luminosi.
L'albo è tra i finalisti del Silent Book Contest 2014, il primo concorso internazionale dedicato al libro senza parole.
La palette di colori ci porta nel deserto africano, dove un
bambino, vestito con una t-shirt bianca e un paio di bermuda, inizia la
sua disperata corsa per raggiungere un furgone carico di migranti in
viaggio verso l'ignoto. A piedi nudi, sulla sabbia bollente.
Le illustrazioni, realizzate in digitale, alternano campi larghi e
stretti, spostando con questo continuo movimento l'attenzione sulle
persone, sui volti, sulle emozioni.
Emblematica la tavola, nera come la notte, in cui spiccano gli occhi
grandi e spaventati che affollano il barcone. Subito dopo l'azzurro,
infinito. Un azzurro che sa di speranza, che preannuncia l'arrivo
imminente alla terra promessa.
Le mani di due bambini, tese l'una verso l'altra, lasciano intuire un lieto fine ma, per l'assenza di parole, le immagini possono aprirsi ad altre interpretazioni. Penso alle tante vite spezzate in mare che questa terra promessa non la raggiungeranno mai.
Perché non ci sono vite che non meritano di essere salvate.
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