Buongiorno miei piccoli lettori,
a volte ci troviamo vere e proprie opere d'arte tra le mani e, se non siamo intenditori, lo scopriamo solo alla fine...
È quello che accade sfogliando Qualcosa che c'entra con la felicità, edito da Pulce edizioni e scritto da Cristina Petit, che prende in prestito alcune opere di Samuel Jessurun de Mesquita, facendone il canovaccio della sua storia.
di Cristina Petit - Samuel Jessurun de Mesquita
Hans va tutti i giorni al giardino zoologico a trovare i suoi amici. è un bambino che entra naturalmente in empatia con quello che lo circonda e se ne occupa amorevolmente compresi i due colombi che vivono sul suo tetto e che stanno per diventare genitori. Un inno a chi è sensibile e fragile e si prende cura di tutto quello che ha intorno. Illustrazioni potenti e dirette che entrano negli occhi e nel cuore con una forza reale, intensa e vera firmate dal maestro di Escher, morto ad Auschwitz nel 1945. Un testo che risuona con qualcosa di profondo che fa parte della storia dell’umanità. e del suo progresso. Età di lettura: da 5 anni.
A legare la scrittrice al pittore olandese, ebreo sefardita di origine
portoghese, è un sottile filo: la data del 10 febbraio, giorno in cui si
sarebbe spento ad Auschwitz 30 anni prima della sua nascita; l'intento
di questo libro è anche quello di portare alla ribalta un artista finito
troppo presto nel dimenticatoio aiutando Escher, "allievo devoto e riconoscente, a ricordare al mondo la storia di Sampie, la sua arte e la sua fine."
Le tavole racchiuse nell'albo annoverano essenzialmente
autoritratti e animali, ma anche pattern dai motivi geometrici; tutte le
illustrazioni, dalle linee essenziali ed eleganti, sono in bianco e nero.
La storia, ambientata nel secolo scorso, ha come protagonista Hans, bambino sensibile e riflessivo, che vede quello che gli altri non vedono: l'enorme discordanza tra progresso e felicità. Una felicità identificata soprattutto con la libertà; quella libertà che può venire a mancare quando ci curiamo troppo delle cose futili, materiali, e troppo poco di quelle importanti, spirituali.
La libertà, ad esempio, che manca agli animali del giardino zoologico
della sua città: costretti dietro le sbarre, lontani migliaia di
chilometri dai propri habitat naturali.
Hans cerca negli adulti delle risposte alla domanda su cosa sia il
progresso; le risposte che riceve non sono soddisfacenti, o meglio non è
soddisfacente l'idea che gli adulti hanno del progresso (e della
felicità): è per questo che decide che, da grande, farà qualcosa che c'entra con la felicità- quella vera- e con il progresso.
Anche Cristina Petit fa qualcosa che c'entra con la felicità quando
sceglie di restituire dignità ad una storia come quella di de Mesquita e
dar voce ad Hans, alle sue fragilità e al suo amore per le cose
semplici.
Un progetto grafico molto curato e interessante. Ho trovato apprezzabile
la scelta di spezzare la monotonia delle illustrazioni bicromatiche con
note di colore- come ci anticipa la copertina- presenti nel testo, che
all'occorrenza vede aumentare o ridurre la dimensione del carattere.
Avrei invece preferito godere delle opere appieno, magari utilizzando un
formato leggermente più grande, per averle su un'unica pagina.
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