Buongiorno readers,
anche oggi voglio continuare a parlare di thriller... Tra i principali espedienti letterari dei thriller psicologici troviamo disturbi mentali: vediamo infatti spesso affrontate tematiche come follia, perdita di memoria, disturbi della personalità,
e altre problematiche che rendono i personaggi che ne soffrono ambigui e
imprevedibili. Non mancano poi incursioni in sfere come quella del sogno, dell’ipnosi, della paranoia, delle allucinazioni,
e di tutte le possibilità che conducono a una percezione distorta della
realtà, e che quindi contribuiscono a rendere la verità dei fatti
ancora più difficile da inquadrare.
Spesso è lo stesso narratore a soffrire di questi disturbi, o a tormentarsi per un conflitto interiore irrisolto che non può che emergere durante il suo tentativo di fare luce sui misteri che trova di fronte a sé. Altre volte invece, è il colpevole di uno o più crimini a giocare con la mente di coloro che li indagano, portandoli sulla pista sbagliata o aprendone di nuove, facendogli credere una cosa e poi il suo contrario, nel tentativo di minare le loro più solide certezze.
La grande attenzione all’interiorità dei personaggi e alla loro percezione delle realtà va a scapito degli elementi avventurosi, di solito meno presenti: i viaggi si consumano più nella psiche che in luoghi lontani. Anche perché è più facile per il protagonista (e il lettore) sentirsi destabilizzato quando gli avvenimenti più sconvolgenti avvengono in ambienti apparentemente confortanti come gli ambienti domestici, piuttosto che in luoghi remoti dove è più probabile aspettarsi il pericolo.
Infine, quello che non manca mai nei thriller psicologici è il plot twist: lo snodo (o gli snodi) di trama, che giunge solitamente verso la fine della storia, e che capovolge le convinzioni del narratore e anche del lettore rispetto ai misteri da risolvere. I plot twist solitamente giocano sulla plausibilità delle teorie che si costruiscono nella mente del risolutore: se per esempio in un primo momento la figura dei domestici può risultare insospettabile, era proprio su di loro che poteva ricadere la colpa, con grande sorpresa del risolutore. Ma vista la sempre maggiore scaltrezza degli appassionati del genere, capita anche che gli scrittori giochino con essa: per mantenere l’esempio, per il lettore di oggi un’eventuale colpevolezza della figura dei domestici potrebbe risultare scontata, e quindi subito scartata; chi scrive quindi potrebbe sfruttare proprio questo ragionamento e dopo un iniziale depistaggio far ricadere comunque la colpa su questi personaggi.
Altri elementi tipici dei thriller psicologici sono in cosiddetto “McGuffin“, cioè un oggetto che muove i personaggi ma che non è effettivamente rilevante per il lettore (pensiamo per esempio al Santo Graal, o ai diamanti o ai preziosi che fanno da movente per i delitti, o, per esulare per un momento dall’ambiente letterario, alla celebre valigetta di Pulp Fiction), e il “Red Herring“, cioè un personaggio o un altro elemento introdotto appositamente nella storia per spostare l’attenzione del lettore verso piste fuorvianti. Thriller psicologici: gli adattamenti cinematografici
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