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IL GATTO PETTEGOLO: L'ESPLORAZIONE SPONTANEA NEL GIOCO UN' OCCASIONE DI SCOPERTA E APPRENDIMENTO PER I BAMBINI

Buongiorno readers,
oggi vi propongo un articolo scritto da Fabio Porporato psicologo, psicomotricista e consulente scientifico QUID+ di “Tocca, esplora e impara”


L'ESPLORAZIONE SPONTANEA NEL GIOCO

Il gioco riveste una grande importanza nel percorso di crescita dei bambini, in quanto momento di libera espressione del loro naturale desiderio di esplorazione. Compiendo esperienze fisiche, emotive ed intellettuali durante il gioco, il bambino infatti si misura con la realtà e impara autonomamente a conoscere il mondo.

Oggigiorno, però, i ritmi frenetici imposti dalla nostra società e le ansie, insicurezze e paure personali dei genitori lasciano poco spazio e libertà di esplorazione ai più piccoli. In particolare in Italia è molto sentito questo bisogno di attaccamento e rassicurazione, che è stato al centro delle ricerche nell’ambito delle scienze e del neuro sviluppo già a partire dalla prima metà del 1900, fino ad arrivare agli studi di John Bowlby, psicologo, medico e psicoanalista britannico. Attualmente, questo concetto viene ricondotto alla necessità dell’adulto di fornire al proprio figlio un ambiente sicuro, isolato e senza pericoli. In ottica pedagogica, pediatri ed educatori come Emmi Pikler e Maria Montessori hanno dedicato i loro studi allo sviluppo del bambino, confermando quanto sia importante l’autonomia per l’apprendimento, perché è attraverso un approccio al gioco spontaneo e libero che il piccolo impara a conoscere sé stesso, si esprime rivelando la sua vera natura emotiva e scopre le sue capacità intellettive.

Essere libero di esprimersi significa giocare senza vincoli, schemi e regole imposte dal genitore, ma esistono alcuni giochi dei bambini che i genitori proprio non riescono a comprendere, basti pensare a contesti quali il campeggio o semplicemente a ciò che accade al parco giochi. Per esempio, andare sullo scivolo al contrario, salendo dalla parte che si reputa sbagliata, è un’azione che viene spesso compiuta dai piccoli e rimproverata dai grandi. L’errore, però, sta proprio nell’ammonizione senza essersi domandati prima il motivo di quel divieto e aver considerato l’effettiva pericolosità di quella attività. Infatti, scalare sulla parte inclinata dello scivolo, oltre ad essere un’esperienza ricchissima dal punto di vista senso-motorio, ha una serie di significati più profondi ai quali si può e si deve lasciare libertà di espressione: fare di testa propria, fare un’esperienza al contrario, mettersi in gioco in maniera diversa dalle aspettative dei grandi e sfidare i propri limiti. In cima allo scivolo al contrario c’è la libertà di giocare ma anche il rispetto per gli altri, l’avventura ed il coraggio.
 
La cosa più preoccupante del pensiero degli adulti è questa rigidità galoppante, e un po’ paradossale, che vuole idealmente tutti i bimbi speciali, unici e originali, ma li spinge all’omologazione e al pensiero unico fin da piccolissimi in quello che dovrebbe essere il loro regno, quello del gioco: un mondo in cui i grandi dovrebbero entrare in punta di piedi con la curiosità di chi prova a capire e la delicatezza di chi non sa più pensare come loro. Anche gli adulti dovrebbero provare ogni tanto a salire lo scivolo al contrario: si renderebbero forse conto che cambiare sguardo e prospettiva può essere rischioso, ma permette di aprire le porte a nuove ed esaltanti scoperte.

In che modo può quindi il genitore lasciare più libertà di esplorazione al proprio figlio senza preoccuparsi? Sono 5 i consigli da considerare per aprire la propria mente e dare il giusto supporto al bambino nel momento del gioco, senza risultare onnipresenti.

Non farsi bloccare dalle proprie paure:
bisogna capire se i pensieri, le ansie e le preoccupazioni da cui scaturisce la propria paura sono fondate, poiché in molti casi limitano la libertà del piccolo nell’esplorazione senza una reale motivazione;

Tenere conto dell’imprevedibilità del bambino:
preparare uno spazio adeguato al gioco, sicuro ma non limitante, interessante e coinvolgente in cui il bambino sia libero di muoversi ed esplorare il mondo;

Non costringere il piccolo a fare cose di cui non si sente pronto:
spingere il bambino a compiere azioni quando non si sente ancora pronto, rischia di creargli ansia, insicurezze e paure personali, ovvero l’esatto contrario del risultato desiderato dal genitore;

Osservare attentamente il bambino prima di agire in qualsiasi contesto: l’osservazione del proprio piccolo è fondamentale per conoscere e capire quali sono le sue azioni abituali e quanta libertà di esplorazione è possibile concedergli;

Avere fiducia nei propri figli:
lasciare un filo di “assenza” perché il genitore non deve essere costretto a giocare sempre con i propri figli, è importante anche che si rapportino con altri bambini della loro età e sviluppino una propria autonomia, imparando a stare da soli e a non andare in crisi.

Fabio Porporato - psicologo, psicomotricista e consulente scientifico QUID+
Appassionato dell’intreccio tra corpo, mente ed emozioni, in particolare del mondo dei più piccoli che desidera raccontare ai grandi. È papà di Pietro e Adele. Si occupa della creazione di percorsi di Pratica Psicomotoria in piccoli gruppi in Nidi e Scuole d’Infanzia di Torino, oltre che di formazione, supervisione e coordinamento pedagogico con gli adulti. Infine, collabora con Oplà, spazio di Psicomotricità e sostegno alla crescita ed è co-fondatore di PiCo, piattaforma di formazione continua in Psicomotricità.

 
 

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