Buongiorno Gattolettori,
l'albo di cui parliamo oggi ci riporta ad uno dei momenti più bui e dolorosi della storia della nostra Repubblica.
Gli anni delle stragi di mafia, che hanno segnato indelebilmente la
nostra memoria collettiva e che siamo chiamati a ricordare per far sì
che ciò che è stato - e che non sarebbe mai dovuto essere - non cada
nell'oblìo.
di Giacomo Pilati - Anna Sara Benecino
La poesia può tutto. Nonostante il flusso degli eventi, nonostante l’accelerazione dei fatti che portano a una tragica fine, la poesia può risalire al prima, al momento in cui l’omicidio non è ancora avvenuto, e ha il potere di cristallizzare con le parole un attimo che rischia di andare perduto. Perché quando il dramma segna la fine di un’esistenza, non vogliamo che solo quello sia il carico della nostra memoria. Nonostante tutto.
Con una sedia vuota ci accoglie la copertina di “Nonostante tutto – canzone d’amore per Giovanni Falcone e Francesca Morvillo”, il toccante monologo scritto quattro anni fa da Giacomo Pilati e riproposto da Buk Buk nella collana Albi d'autore
nel trentennale della strage di Capaci, in cui persero la vita, oltre a
Francesca Morvillo e Giovanni Falcone, gli uomini della scorta Antonio
Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.
Lo scrittore trapanese ripercorre idealmente le riflessioni di Francesca
Morvillo, e questa volta le mette su carta in una versione impreziosita
dalle illustrazioni di Sara Bencino che, con un tratto realistico e deciso, ci restituisce uno spaccato della vita dei due magistrati palermitani.
La storia si dipana su due binari: da un lato quelli che potrebbero
essere gli ultimi pensieri della giudice, in quello spazio sospeso tra
la vita e la morte dopo l'esplosione prima del decesso in ospedale;
dall'altro, il racconto, rigorosamente al presente, di una donna che
vorrebbe vivere in maniera normale, nonostante tutto. Nonostante abbia scelto di stare accanto ad un uomo privato della libertà ancor prima che della vita.
Io e Giovanni veramente soli mai siamo stati. La mafia ci ha condannato in questo modo: ci ha tolto l'intimità.
Le parole, lievi come una poesia, a tratti risuonano come un cazzotto nello stomaco; un j'accuse contro uno stato che non è stato in grado (o non ha voluto?) proteggere i suoi servitori.
La scorta non ci molla nemmeno un momento, mentre gli altri che
devono proteggerlo si girano apposta dall'altra parte. Fanno finta di
non vederlo.
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