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IL GATTOROCK: IL BASSO ELETTRICO

Buongiorno Gattolettori,
oggi il blog inaugura un'altra bellissima rubrica che saltuariamente vi parlerà di musica. Non aspettatevi però i soliti commenti sui cantanti bocciati o promossi perché il nostro amico Marco, in quanto musicista, ci farà conoscere la musica in tutte le sue sfaccettature.

 

                     
IL BASSO ELETTRICO
 
Ciao a tutti i lettori e un grazie sincero a Sonia per questo spazio dedicato all’approfondimento - ovviamente in pillole! - del meraviglioso mondo degli strumenti musicali! 

Mi presento sono Marco, musicista, compositore e producer, detto con una canzone  - l’originale, degli ORO, se non la conoscete vi consiglio di asscoltarla! –  Vivo per lei... 

Bene è il momento di entrare nel il vivo di questa rubrica iniziando dal fantastico mondo del....basso elettrico!
 

Il basso è uno strumento che affascina gli occhi per le sue forme e linee di legni e metalli e che rimane sicuramente impresso per le sue famosissime e riconoscibilissime ‘linee di basso’di pezzi altrettanto celebri: “Another one bites the dust”, “Money”, “Billie Jean”,  “Come together” sono solo alcuni esempi di successioni di note memorabili che questo fantastico strumento ci ha regalato.  Si sente anche dire spesso però – a me è capitato molte volte! - “ma cos’è che fa il basso?” o “ma che bella questa chitarra..!”  fatto che fa pensare che non sia del tutto chiaro ‘dove’ stia questo strumento in un brano ed appunto che cos’è che faccia realmente...!

Partiamo da una piccola (prometto!) parentesi tecnica.
L’essere umano può udire suoni da 20 Hertz – bassissimi - a 20000  - altissimi (prima e dopo ci sono gli infrasuoni e gli ultrasuoni non udibili dal nostro orecchio) in mezzo ai quali abbiamo tutte le altezze intermedie dello spettro sonoro. Quando il nostro orecchio riceve un segnale, come ad esempio una musica, che copre varie ‘parti’ di questo spettro (tecnicamente ‘bande’) prova un senso di completezza e di pienezza, e quindi di piacere e gradevolezza.

Gli strumenti musicali sono pensati in questo senso proprio per completarsi, andando  quindi a coprire un determinato range di questa gamma e producendo dei suoni (e delle frequenze) bassi, medio-bassi, medi, medio-alti e così via che si integrino e rendano l’esperienza sonora, per l’appunto, completa.
Il basso (come dice il nome ) “riempie” il campo delle frequenze più gravi - da 20 a circa 400 Hertz – andando a costituire il cuore del brano e dando come dicevamo quel senso di completezza, di suono ‘pieno’, che arriva alla pancia e rende ricca la nostra percezione  (pensate ad esempio all’ ‘effetto  radio’: appare ‘vuoto’ e ‘mancante’ proprio perchè in quel caso, per necessità di banda, sono state tagliate quasi tutte le frequenze basse).  

Le sue corde di conseguenza sono molto spesse poichè – lo avrete notato se ad esempio da bambini vi siete divertiti come me a tirare gli elastici! – quanto più un corpo, in questo caso elastico ,  è “tirato” e sottile tanto più vibra velocemente (emettendo di conseguenza suoni più acuti) così come quando lo è di meno produce suoni più gravi.
Rimanendo nel campo degli strumenti a corda, la chitarra ad esempio ha corde più sottili e copre frequenze medio-basse e medie, un violino che le ha ancora più fine copre le medio alte e così via.
Di seguito potete vedere la distribuzione dei principali strumenti ‘occidentali’ in questo senso, dalla nota più bassa a quella più alta.
 

In questo discorso di “posizioni” diciamo anche che il nostro basso è uno strumento che si colloca tra l’essere melodico (suona note) e l’essere ritmico (appunto da il tempo e il ritmo). Infatti insieme alla batteria ricopre il ruolo di quella che viene chiamata la ‘sezione ritmica’ cioè quella porzione di colpi e note che effettivamente costituiscono il ritmo, il tempo e gran parte del groove di una composizione musicale e della sua esecuzione e che costituisce in questo senso il riferimento anche per tutti gli altri strumenti in esse coinvolti. 

Avrete sicuramente notato in un concerto o in un contesto live che bassista ed il batterista di tanto in tanto si guardano lasciando percepire una certa complicità a volte quasi esclusiva... questo perchè sono strettamente connessi e incaricati insieme di dettare i tempi dell’esecuzione.
Un esempio: la cassa del batterista e le note del bassista suonano  spesso degli ‘obbligati’, ovvero battiti, ‘pulsazioni’ del tempo musicale eseguiti perfettamentei in sincrono – eh si, un intreccio di note e ritmo assolutamente uguali a costituzione della vera e proprio spina dorsale del pezzo!!!
Ok... abbiamo forse più chiaro quale ruolo ricopra, quale “posto sonoro” abbia il nostro basso elettrico  all’interno di un brano e di come questo questo avvenga attraverso la melodia e il ritmo delle sue corde. Possiamo allora agganciarci a questo, a ciò che genera il suono e quindi che determina la classificazione del basso e degli strumenti in genere.

Il basso appartiene alla categoria appunto dei “cordofoni”, strumenti cioè la cui produzione del suono avviene attraverso la vibrazione di corde. Altri strumenti cordofini sono la chitarra, gli archi e... il pianoforte! (già, il pianista preme i tasti, ma ciò che produce il suono sono le corde che percuotono!). La classificazione degli strumenti infatti viene fatta proprio in base a questo fattore, alla modalità con cui essi generano effettivamente il suono prodotto. Tra le altre altre famiglie avremo: gli aerofoni o strumenti a fiato (tramite aria), idiofoni (tramite vibrazione del corpo stesso), percussioni o membranofoni (tramite percussione di corpi e membrane) ed elettrofoni (tramite segnali elettrici).  
Sempre a proposito di ‘creazione’ del suono, nel basso elettrico (così come nella chitarra elettrica) la vibrazione della corda viene poi ‘catturata’ da un pick up posto appena sotto le corde, che la trasforma in segnale elettrico (da cui appunto il nome ‘elettrico’) il quale verrà poi trasmesso  agli amplificatori per aumentarne il volume (già perchè le corde da sole non si sentono che a qualche cm di distanza!) e modellato potenzialmente all’infinito.
Bene, vista questa altra ‘collocazione’  del nostro sempre meno misterioso strumento a quattro corde  e menzionato il mitico “pickup” tuffiamoci nel ‘come’ è fatto il basso. 
 
Le corde del basso di base sono quattro ma a volte avrete potuto vedere dei modelli che ne montano cinque o sei; beh questo avviene per permettere al musicista di godere di ulteriori note acute e basse per una necessità di genere (ad esempio il metal, il crossover, il nu-metal hanno sonorità più cupe e necessitano di suoni più gravi) o per potere eseguire virtuosismi ed armonie come avviene ad esempio nel progressive metal o nella fusion o per suonare note più acute a sostegno di strumenti melodici come chitarra e tastiera.  

Sono disposte ad alcuni mm (distanza che costituisce l‘ ‘action’) dalla tastiera, divisa in tasti (apparte il più raro modello Fretless che ne è priva) e spazio dove vengono premute le vere e proprie note - fatte poi vibrare dalla pizzicata della mano destra -  e realizzata in legni di differente tipologia in base a esigenze e gusto timbrici e sonori del musicista e più o meno pregiati in base alla qualità dello strumento. Sotto la tastiera si trova il manico, spazio dove il musicista poggia il pollice per avere un bilanciamento delle dita che vanno ad insistere sul lato opposto sui tasti della tastiera.  
Tastiera e manico terminano nel body, il vero e proprio corpo dello strumento , anch’esso realizzato in legni di diversa qualità e tipologia e su cui è disposto un battipenna, parte in plastica o in materiale laminato che ha il ruolo principalmente di proteggere il legno dai colpi del plettro (ma anche semplicemente di abbellire lo strumento con una varietà di forme e colori). 

Infine la paletta è il luogo da cui partono le corde e dove queste vengono ‘intonate’ (accordate) attraverso  delle chiavi e delle meccaniche in metallo, mentre alla terminazione opposta delle corde troviamo il ponte, terminale anch’esso responsabile di tensione e fissaggio delle stesse corde.
A livello elettrico rimangono i potenziometri, ‘rotelline’ in plastica che permettono di agire sul volume e sul tono del suono enfatizzando o attenuando determinate frequenze per esigenze, stile e gusto del bassista ed anche in base alla tipologia di genere suonato; e l’output/ingresso, il luogo da cui il nostro segnale elettrico verrà trasportato all’amplificatore per essere ulteriorimente aumentato di volume tramite un cavo elettrico, detto anche Jack. 

Insomma... il nostro basso elettrico è un fantastico misto di materiali naturali, metalli e parti elettriche, una vibrazione di una corda metallica che attraverso qualità e caratteristiche dei legni viene colorata e definita timbricamente e trasformata  in segnale elettrico che uscirà dai coni della cassa....affascinante vero?! !
Okay, dopo ‘cosa’ e ‘come’ rimane..... ‘quando’!!!

Eh si, perchè avendo una componente elettrica come si può immaginare il nostro strumento è “comparso” solamente ad un certo punto della linea storica musicale, precisamente.....
Era il 1935 quando il musicista americano Paul Tutmarc decide di realizzare un nuovo strumento  di concezione simile al contrabbasso e con la sua stessa accordatura  ma di inserire una componente elettrica per eliminare la cassa di risonanza e quindi avere grandi vantaggi in termini di compattezza e maneggevolezza (spostandosi i musicisti di città in città questo poteva essere un grosso problema e limite!) e in termini di volume (esisteva già la chitarra elettrica e il contrabbasso non poteva rivaleggiare con lei in termini di amplificazione del suono).  

E’ così che Tutmarc inventa il primo esemplare di basso elettrico, l’Audiovox Model 736 Bass Fiddle,che però verrà prodotto e messo in commercio solamente in pochissimi esemplari e destinato a cadare nell’oblio. Questo fino a quando sedici anni dopo, nel 1951, nasce il primo vero basso elettrico prodotto in serie come lo conosciamo oggi: è’ il ‘Fender Precision Bass’ realizzato in California dal liutaio ed esperto di elettronica Clarence Leonidas Fender, fondatore di uno dei più grandi marchi costruttori di chitarre, bassi, piani elettrici e amplificatori del mondo e della storia, la Fender, i cui modelli insieme a questo e poi al “Fender Jazz” e alle chitarre “Stratocaster” e “Telecaster” diverranno insieme al marchio stesso riferimento assoluto ed indiscusso di musicisti e case di costruzione di tutto il mondo. 

E’ così quindi che viene  - rumorosamente!!! - sfondata una nuova parete, quella di uno strumento compatto, amplificabile e dal suono modellabile, destinato a prendere un posto da protagonista indiscusso nella musica rock, funk, blues, pop, disco, ma anche jazz, swing, country e in generale di tutta la musica cosiddetta ‘occidentale’!
Beh, abbiamo fatto anche un piccolo tuffo nel ‘quando’ e con esso anche questo nostro viaggio nel mondo degli strumenti e della musica voltge al termine.
Spero di aver soddisfatto la vostra curiosità e trasmesso il fascino immenso che provo per queste “voci della musica”, oggetti, si, ma che danno vita all’etereo, all’immensità di questa compagna unica che è la musica e del suo mondo sconfinato. 

Non mi rimane che salutarvi e darvi appuntamento alla prossima, o meglio... al prossimo!!!   


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