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IL GATTOROCK: WE SHALL OVERCOME - THE PETE SEEGER SESSION DI BRUCE SPRINGSTEEN E LA SEEGER SESSION BAND

Ciao a tutt* e ben ritrovat* al nostro appuntamento musicale!
Oggi parleremo di un fantastico album … cioè “We Shall Over Come – the Pete Seeger Session” di Bruce Springsteen e la Seeger session Band!
Tuffiamoci subito nel vivo di questo meraviglioso lavoro di…. campagne, cowboy, armonia e tradizione!


                     
“We Shall Overcome – The Pete Seeger Session” di Bruce Springsteen e la Seeger Session Band
 

 Il “boss” ebbe modo di conoscere il lavoro del cantautore country Pete Seeger, un vero punto cardine del genere per gli statunitensi, dopo aver partecipato all’incisione del brano We Shall Over Come in un album tributo allo scomparso Pete Seeger. 

Affascinato dal suo lavoro Springsteen decise allora di realizzare un proprio tributo al cantautore, avvalendosi di una big band appositamente formata, di stile bluegrass e country, con cui realizzare un intero album che riproponesse pezzi del famoso cantante country, con una temporanea sostituzione della sua leggendaria E Street Band. 

Così Springsteen organizza in una delle sue proprietà del New Jersey una sessione potremmo quasi dire improvvisata e senza vere prove coinvolgendo anche strumentisti folk con cui aveva collaborato in passato, pensando di dare anche un carattere folk e tradizionale all’anima dell’album.
I musicisti si incontrano e la “sessione” avviene in ben solo tre giorni di registrazione, con un impronta assolutamente live: nelle tracce infatti è possibile sentire le “indicazioni” di Springsteen, l’ “organizzazione” potremmo dire delle esecuzioni in tempo reale, con l’intento di conferire al lavoro un carattere appunto estremamente diretto e spontaneo. 

Altra componente sicuramente originale che il cantante del New Jersey vuole imprimere al lavoro è la composizione della band con cui intende eseguirlo: la big band è composta da una sezione fiati con sax, trombone e tromba, due violini, banjo, fisarmonica, piano, chitarre acustiche, chitarra lapsteel, contrabbasso, batteria e un corposo coro, decisamente una formazione ricchissima per un genere bluegrass-country, in cui i fiati non si può dire essere comuni… e a cui si aggiungono fisarmonica, piano e violini di tipo folk a a comporre una vera e propria alchimia di generi e sonorità dalla ricchezza ed “ampiezza” potremmo dire praticamente unici. 

L’anno è il 2006 e il disco riscuote un enorme successo, vincerà 2 dischi d’oro e 3 dischi di platino – di cui uno in Italia!

Ascoltando questo meraviglioso album non si può non provare un profondo senso di festa, la voglia di ballare e cantare insieme al folto gruppo di musicisti; l’allegria propria di bluegrass, country e folk si esprime al suo massimo, l’interazione e l’armonia tra strumenti raggiunge momenti di vera estasi, con assoli, risposte, culmini di ricchezza sonora – a volte suonano contemporaneamente dieci e più strumenti! -  insieme a risate ed indicazioni del Boss all’ensemble, un senso di famiglia dal sapore di campagna che solo questi generi sono in grado di trasmettere.
Il viaggio oltre che musicale è chiaramente anche culturale. Come ben sappiamo Springsteen è affezionato alla storia del suo Paese e a raccontarne sfaccettature e aspetti sociali e questo lavoro è un’occasione per addentrarsi ulteriormente tra le trame del Paese a stelle e strisce, ridando vita a storie e contesti risalenti in alcuni casi anche allo scorso secolo. 

Così tra musica e testo, nell’ascoltare il brano (e nel leggere le Lyirics se come me non capite troppo la lingua parlata!!! ) ci si tuffa nella vita semplice e spontanea di quegli anni e di quei posti, con veri e propri racconti e in certi casi un vero “epos”, storie quotidiane o leggendarie che hanno l’effetto sicuro di catapultarci nel western o nella vita di campagna, contadina, dal sapore estremamente semplice e genuino di quei posti e di quelle culture.  

Uno dei brani riporta, ad esempio, la storia del bandito Jesse James, fuorilegge nobiluomo di metà ‘800 che divenne per le sue gesta una vera e propria leggenda del popolo americano; pistolero, saccheggiatore di diligenze, treni e banche, il – si potrebbe dire – Robin Hood del nuovo continente, viene raccontato nella sua impeccabile attività di fuorilegge, narrando la sua nobiltà, il “non aver mai rubato ad una donna ad un bambino”, nell’essere impossibile da catturare e nella sua morte avvenuta per mano del “vigliacco Robert Ford” che mise fine alla vita del mito sparandogli una pallottola alla schiena. Un brano che porta nel West, carico e pieno di energia, una lode al criminale gentiluomo che il popolo acclamava, insomma a tutti gli effetti un tuffo nei territori del Far West cinematografico e non, delle scorribande, dei pistoleri e soprattutto nella storia della tradizione e del folklore americano più intimo.

A brani energici e spensierati come questo se ne alternano di intimi come “Erie Canal”, canale che nel primo ottocento collegava le città di Albany e Buffalo, attorno al quale ruota una storia contadina e assolutamente country: una mula “Sal” inseparabile compagna e amica per ogni centimetro delle giornate lungo l’ “Erie Canal” ottima lavoratrice e che dovrà “cercarsi un lavoro, chiatte che trasportano legname, carbone e fieno, persone che percorrono insieme la strada - <<..saprai sempre chi è il tuo vicino e saprai sempre chi è tuo amico se hai mai navigato il canale Erie..>>” e un ritornello che con il suo: “Ponte basso, tutti giù / ponte basso, stiamo arrivando in città” ci proietta inesorabilmente dentro quel preciso momento lontano migliaia di chilometri e decenni ma in un sentimento inesorabilmente presente e vicino. 

Tutto l’album è un alternarsi di energia e momenti toccanti, festosità e miseria, grandi storie e piccole storie, dove non sentire coinvolgimento e partecipazione non è in alcun modo contemplato!
Nello stesso anno di realizzazione e pubblicazione, per il successo e la natura “live” del progetto, all’album seguì inevitabilmente un tour mondiale di Springsteen e la Seeger Band con trasmissione della BBC (concerto di Londra) e realizzazione di un dvd allegato all’album del concerto per intero tenutosi a Dublino (pubblicato poi e ancora disponibile anche su Youtube). 

Inutile dire che nel lavoro e dal lavoro emerse ed emerge il carattere, la prepotenza e la ricerca di senso e autenticità di Springsteen, una ricerca azzardata se vogliamo, particolare e a volte rischiosa, ma che la personalità infinità di uno dei più grandi cantanti rock (e non solo, appunto!) americano e mondiale, le sue doti canore, il suo timbro inconfondibile e tanto carattere hanno reso invece un cult della musica country, tradizionale e non, un vero e proprio inno alla musica e alla tradizione, disco profondo e leggero al tempo stesso dalla ricchezza musicale quasi unica che una volta ascoltato, non si può non rimettere su ancora ed ancora fino a sentirsi immersi tra spighe, paesaggi sterminati e cieli immensi della campagna country americana. 

Ebbene, con questa bella immagine rilassante e riappacificatoria siamo giunti al termine di questo vero e proprio salto al di là dell’Oceano con uno dei più grandi artisti del nostro tempo e uno dei suoi album meno conosciuti ma non per questo – assolutamente! – meno intrigante.
Io spero che questo piccolo approfondimento “discografico” sia stato gradito, che possa ispirare le vostre orecchie ed il vostro cuore, e perché no, farvi anche canticchiare e ballare!
Non mi resta che darvi appuntamento al prossimo approfondimento musicale e augurarvi buona musica! Ciao e alla prossima!

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