Il film candidato a ben 8 nomination è sulla bocca di tutti... vediamo perché.
Scheda Film
Barbie Stereotipo vive a Barbieland, dove ogni cosa è color confetto (prevalentemente rosa) e ogni giorno è il più bello di tutti. Improvvisamente viene assalita da pensieri di morte, e i suoi piedini perennemente sulle punte sono diventati piedi piatti. L'unica a poterla consigliare sul da farsi è Barbie Stramba, quella su cui qualche bambina annoiata si è accanita, e che vive in parziale isolamento dando buoni consigli alle Barbie perfette (visto che a nessuna interessa il suo "cattivo esempio"). Barbie Stramba spedisce Barbie Stereotipo nel mondo degli umani, alla ricerca della bambina che, con i suoi pensieri tristi, sta rischiando di gettarla in una crisi esistenziale. Se riuscirà a trovare "la bambina che gioca con lei e interferisce con la sua bambolità", recupererà i piedini a punta e la testa sgombra di complicazioni tristi e melense. Al suo fianco, come un clandestino, spunta Ken, da sempre innamorato di lei: un compagno che Barbie dà per scontato e dunque tratta come uno zerbino. Riusciranno Barbie e Ken a ritornare vittoriosi dal mondo degli umani?
VERSO GLI OSCAR 2024: BARBIE
Dalla sua uscita al cinema lo scorso luglio si è parlato tanto di Barbie, anzi troppo. Al centro dell'interesse di tutti, però, non è il film in quanto tale - inteso come un prodotto cinematografico creato dalla bravura artistica di cast e crew - bensì due parole-manifesto: femminismo e patriarcato. Da una parte il mondo delle donne, impersonato dalle Barbie, dall'altro il mondo degli uomini, impersonato dai Ken.
Analizziamoli meglio: le donne del film vivono felicemente a Barbieland, una città fittizia in cui tutto è rosa, tutto è perfetto, tutto è donna. Quando la connessione tra Barbie Stereotipo e una donna del mondo reale, dipendente della Mattel, porta la bambola a spostarsi da Barbieland per riacquistare la sua perfezione, ci si imbatte in un mondo molto diverso da quello dei sogni, un mondo in cui le donne non sono a capo di tutto. Barbie si trova davanti a donne imperfette, frustrate dalle non-pari opportunità, a volte arrabbiate, indistintamente mischiate in una macchia piena di uomini. Realizza così che il messaggio per cui era stata creata (riassumibile in: puoi diventare chiunque tu voglia, puoi fare tutto ciò che vuoi) si è perso completamente, schiacciato dall'imponente presenza maschile. Grazie al personaggio di America Ferrera e al suo monologo tanto apprezzato da moltissime spettatrici, le Barbie riprendono il potere a Barbieland, precedentemente usurpato dai Ken.
Quando i Ken, uomini-ornamento di Barbieland, hanno preso il potere? Quando il Ken di Ryan Gosling ha visto gli uomini del mondo reale: fieri, ingombranti, dominatori di donne e di cavalli (?). Beh, con un panorama del genere è ovvio che il povero Ken, creato col solo scopo di amare Barbie e di sperare un giorno di essere ricambiato, abbia provato il desiderio di rovesciare il governo super pink. Quindi, tornato nella città fittizia, ha parlato agli altri Ken del patriarcato esistente nel mondo appena visitato e della necessità di realizzarlo anche da loro. Un atto di ripicca contro le donne che non li hanno mai degnati di attenzione, ma anche il tentativo di trovare un' utilità al di fuori del rapporto con le Barbie. Tutto questo discorso si conclude con la ripresa del potere da parte delle donne, non per una presa di coscienza da parte degli uomini bensì per un inganno escogitato dalle donne: nel finale del film, infatti, le donne, ispirate dal famoso monologo della Ferrera ("Devi essere magra, ma non troppo magra. Non puoi mai dire che vuoi essere magra, devi dire che vuoi essere sana, ma devi comunque essere magra" ecc ecc...) si risvegliano dall'ipnosi dei Ken e, scatenando delle gelosie tra i maschi della spiaggia, approfittano della loro distrazione da show del testosterone per riprendere il controllo della città. Dunque le donne hanno usato la loro furbizia, la loro astuzia, quella dote che mi sa tanto rientrare nel concetto di pregiudizio (ma come! Vogliono dirci che in un film femminista hanno trovato l'escamotage per sbrogliare il finale utilizzando la storia del "le donne sono astute e ti rigirano come vogliono" che potrebbe rientrare nella lista delle cose non nominabili per il politically correct dei nostri tempi? Sì) per tornare al loro posto? Solo alla fine, arriviamo a un compromesso in cui Ken capisce di dover trovare la sua identità al di là del concetto "Barbie&Ken", e Barbie comprende che non tutte le serate dovevano essere tra donne (traducibile con: "scusate se vi abbiamo totalmente snobbato, presi in giro, messi da parte sempre", ma sovrapponibile nella mente degli sceneggiatori con "questo è quello che fanno gli uomini alle donne, noi ve lo abbiamo mostrato al rovescio").
Dove vorrebbe portare tutta questa costruzione minuziosamente studiata del messaggio del film e dove porta veramente? Vorrebbe portare a far riflettere sulla condizione delle donne, su come il mondo sia ancora dominato dagli uomini, su come non vi siano pari opportunità, su quanto le donne si sentano sempre in difetto. Cosa che ha fatto, a giudicare da questa ondata femminista già esistente, ma decisamente amplificata dopo l'uscita del film. Eppure io sono una donna e mi ha portata verso una riflessione differente: mi ha infastidito molto vedere gli uomini dipinti come dei totali idioti, mentre le donne come saggissime e complessate a causa degli uomini. Non tutti i nostri problemi sono riconducibili a loro, non tutte le donne sono sagge, non tutti gli uomini sono stupidi. Sono concetti troppo generalizzati per iniziare una lotta del genere a suon di "patriarcato" e "femminismo", termini che veramente odio. Così come non mi ritrovo in tanti punti sollevati dal monologo, perché ciò che mi piace o mi delude di me stessa non ha mai a che fare col giudizio di un uomo o sul come mi fa sentire. Se mai, è più giusto dire che alcuni giudizi o paragoni con gli altri ci fanno sentire in un certo modo, a prescindere dal nostro o dal loro genere. Gli uomini vengono fatti a pezzi in questo film, e capite da soli che per quanto umorismo vi sia, è tutto decisamente eccessivo: impiegati della Mattel che non sanno correre né passare da un tornello, altri in vita esclusivamente per piacere a una donna, altri ancora che si schiacciano l'occhiolino solo perché appartenenti allo stesso sesso. Boh.
Tutto questo ha portato a parlare di patriarcato anche nelle nomination agli Oscar, perché l'esclusione di Margot Robbie e di Greta Gerwig (che sono comunque produttrici/sceneggiatrici e quant'altro del film, quindi nominate) è passata come tale, non come una scelta artistica. E sempre colpa del patriarcato sarebbe la candidatura a Ryan Gosling (tra l'altro nella categoria Miglior Attore Non Protagonista, cioè la stessa, al maschile, in cui è nominata America Ferrara). Momento, respiriamo e riflettiamo. Punto primo, Emma Stone è nominata per Povere Creature! nella categoria in cui sarebbe dovuta rientrare la Robbie. Vogliamo veramente paragonare le due attrici? Le due interpretazioni? I due talenti? Far finta che sia ammissibile far rientrare nella stessa cinquina due interpretazioni così talentuosamente distanti tra loro? Non scherziamo. La Stone è stata immensa, la Robbie ha fatto la solita Robbie. Punto secondo, ci rendiamo conto di quanto Gosling sia un attore comico brillante, di come abbia dei tempi invidiabili, di come abbia costruito un personaggio da zero? (chi era Ken prima di lui?) Vogliamo pensare che non ci ricordiamo nemmeno uno degli altri Ken perché, seppur apparsi spesso, non hanno dato nulla di memorabile al loro personaggio? Ryan Gosling si è messo a nudo, si è ridicolizzato per Barbie e, sinceramente, ha fatto il lavoro migliore di tutto il cast. La sua interpretazione mi ha colpita fin dalla prima visione, ho apprezzato il suo schierarsi dalla parte della causa adottata del film, a costo di estremizzare fino al ridicolo la rappresentazione degli uomini. Mi ha fatto ridere, mi ha coinvolta nei diversissimi mood del personaggio durante il film, ho colto dalle sue espressioni ogni sketch che voleva portare sullo schermo. Quindi per favore, basta con questa storia delle candidature meritate o no. Se vogliamo parlare di esclusioni serie pensiamo a Leonardo Di Caprio, o anche a Willem Dafoe. Anzi, se vogliamo parlare di arte, stupiamoci del fatto che un film che dieci anni fa sarebbe stato considerato un block-buster sia ora candidato a vincere la statuetta di Miglior Film.
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