Buon pomeriggio readers,
le storie d’amore non mi sono mai piaciute”, riflette Raffaele Cataldo, e poi rimescola tutte le sue certezze, guidandoci in un percorso di lettura che racconta storie d’amore non convenzionali, raccontate – a volte – in maniera non convenzionale. L’autore, al debutto con il romanzo “Di me non sai”, passa da “Via col vento”, a “Epepe”, passando dai racconti di Guy de Maupassant e altre opere: “Se penso ai libri che più mi hanno coinvolto, turbato, commosso, si tratta sempre di storie che parlano anche d’amore. Un amore spesso non canonico, sottotraccia, che si fa strumento per raccontare qualcos’altro, e illumina parti di noi rimaste insondate
(Tratto dall'articolo IL libraio QUI)
Le storie d’amore non mi sono mai piaciute. Quando dissi al mio relatore che volevo scrivere una tesi su Dino Buzzati, lui mi rispose che potevo scrivere tutto quello che volevo, subito dopo ha tirato una lunga boccata dalla pipa e ha sbuffato: “ma lascia perdere Un amore”. Era quasi schifato.
Anche nella mia famiglia “amore” è sempre stata una parola poco usata, se non accompagnata da una smorfia di derisione. Per questo, mentre lavoravo al mio romanzo d’esordio, Di me non sai, edito da Accento, la mia più grande paura era che qualcuno potesse definirlo “un romanzo d’amore”.
Eppure, se penso ai libri che più mi hanno coinvolto, turbato, commosso, si tratta sempre di storie che parlano anche d’amore. Un amore spesso non canonico, sottotraccia,
che si fa strumento per raccontare qualcos’altro, e illumina parti di
noi rimaste insondate. Ciò che accomuna molte delle mie letture
preferite, vecchie e nuove, è proprio l’amore, ma nelle sue forme più
imprevedibili, bastarde: l’amore come appiglio nella disperazione, ad
esempio, o l’amore come co-dipendenza, l’amore come travisamento, l’amore come fame inestinguibile, e persino l’amore che proviamo controvoglia.
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