Car@ amic@ eccoci tornati finalmente al nostro consueto appuntamento di approfondimento musicale!Questa volta parleremo di uno dei più grandi successi della storia della musica e della beneficenza, la leggendaria We are the World, un unicum che mise una firma indelebile nel connubio musica-attivismo dando al mondo uno dei momenti artistici e di featuring più sensazionali di sempre, un progetto che vide impegnate 45 tra le star pop, rock, soul, R&B, film e country più celebri del periodo e di sempre… con record di tutti i tipi, e tanto tanto altro; ma andiamo con ordine….
Era il 1984, l’iniziativa “bianca” Band Aid del cantante Bob Geldof insieme ad altri artisti britannici raccoglieva alcuni milioni di sterline a sostegno delle popolazioni etiopi vittime di una drammatica carestia; il grande re del calypso statunitense Harry Belafonte lamentava un’assenza di attivismo dei colleghi artisti e fratelli afroamericani, tanto che decise di attivarsi nel promuovere una propria iniziativa, smuovere le acque e coinvolgere altri cantanti del Paese. Contattò così il manager e produttore televisivo Ken Kragen che sposò subito la causa e lo incoraggiò a coinvolgere star americane perlopiù afroamericane quale “risposta nera” della Band Aid; si rivolsero insieme al comune amico Lionel Richie, il quale accettò e propose a sua volta di “reclutare” Quincy Jones nella veste di produttore del progetto. Per co-comporre invece la parte testuale insieme a Richie si pensò di ricorrere all’estro magistrale di Steve Wonder: l’immensa stella di pop e soul dapprima però non diede risposta al tentativo di contatto di Richie, palesandosi solo successivamente ed entrando a far parte del progetto (come vedremo più avanti molto attivamente!) insieme al resto degli eccellenti colleghi, in un secondo momento.
Venne poi proposto di unirsi al gruppo ad una delle stelle più brillanti del momento – e di sempre! – ovvero il geniale Prince; sebbene felice dell’idea, gli impegni e la pretesa di avere uno spazio esclusivo in cui poter suonare la chitarra portarono a tagliare fuori dal progetto il grande principe del pop. Come non deviare a questo punto sul suo naturale ”antagonista”, il RE del pop Michael Jackson? La risposta di Micheal fu entusiasta proponendo a Richie di raggiungerlo presso villa Jackson in California per lavorare al brano in quale venne realizzato nel giro di…. due sole notti!
Dopo aver ragionato, insieme al piccolo gruppo già creatosi, riguardo i nomi da coinvolgere si passò dunque al vero e proprio “reclutamento”: Bruce Springsteen, Tina Turner, Ray Charles, Billy Joel, Cindy Lauper, Bob Dylan, Kenny Rogers, Paul Simon, Janet Jackson, Kenny Loggins, Willie Nelson, Kim Carnes e una lunga lista di nomi della più grande eccellenza musicale pop, soul, rock, r&b, folk e country americana aderirono entusiasti unendosi per cantare insieme per il nobile scopo proposto riuniti sotto il nome di USA - United Support of Artists - for Africa.
Ma come si poté coniugare le agende di una moltitudine di star tra le più famose ed impegnate del mondo? l’escamotage che si trovò fu davvero ingegnoso: approfittando degli American Music Awards dove le stelle musicali erano già riunite, si pensò di immergersi insieme nel lavoro di registrazione dopo la fine della kermesse, ebbene si…durante la notte!
E così fu. Il 28 gennaio 1985, negli A&M Recording Studios di Hollywood, iniziano le registrazioni.
La sessione viene aperta dal discorso dell’ ispiratore Bob Geldof a scaldare cuori e animi del sensazionale gruppo; si parte poi con il primo taking: il ritornello viene intonato collettivamente dall’interezza dell’eccezionale ensemble e registrato per primo; i singoli artisti si avvicendano poi al microfono come solisti, in duo o in trio, in controcanti ed armonie in un mix sensazionale di voci bianche e nere, vellutate o potenti, dolci o graffianti; collaborazione, suggerimenti, prove e tutti i “ritocchi” del caso, danno vita ad una sessione si, di registrazione, ma senza dubbio anche ad un momento dal forte carattere live, che rese ancora più incredibile, memorabile e unica la natura del già sensazionale evento.
Michael e Richie danno il la (è proprio il caso di dire!) ai colleghi su testo e attacchi musicali, Stevie Wonder supporta con piano e voce la comprensione di melodie e armonie (il supporto a Bob Dylan nel trovare la melodia del suo intervento è a dir poco meravigliso!), il tutto coordinato dalla maestria di Jones che ovviamente studiò come avvicendare timbri ed estensioni, supportando tecnicamente gli artisti, facendo un vero e proprio coaching e una attività sensazionale di moderazione e coordinamento delle personalità in campo, con una grandezza del “gruppo di lavoro” unica, la presenza di tanti Ego talvolta esuberanti (direi più che legittimo!) e ovviamente il pochissimo tempo a disposizione… che eccelso regista!
E per merito di Jones, ma allo stesso modo degli stessi artisti visibilmente motivati alla collaborazione ed all’incontro propri di un progetto di tale natura, il clima è un tripudio di confronto, supporto, empatia, raccordo ed amicizia - tanto che i nostri fantastici 45 si ritrovano ad intonare la Banana Boat song di Belafonte come omaggio alla tanto preziosa (e ardua!) iniziativa da lui stesso intrapresa.
È difficile contenere le emozioni vedendo le immagini del making of del brano (reperibili su Youtube in documentari in lingua e da poco apprezzabili anche su Netflix in italiano) di fronte ad un mix così strabordante di professionalità, eccellenza, genio e talento.. goduria pura per le orecchie e per lo spirito.
La telecamera scorre sui volti e le voci delle star, su microfoni, pianoforti, mixer, spartiti, leggii… la sensazione è quella di un momento storico unico, ma la semplicità della situazione è quella di un gruppo di amici animati semplicemente dal fare musica e dal farlo per la migliore delle cause.
Il risultato? Beh è il capolavoro che tutti conosciamo e che non sarebbe potuto essere altrimenti, un brano dal valore unico scritta e composta da due delle più grandi menti del pop, adattato alla grande gamma di voci dagli artisti stessi e da Jones e da Wonder; una coralità che canta di fratellanza, solidarietà, libertà e unione, di una razza figlia di Dio e quindi unica che nell’amore e nel sostegno reciproco deve trovare il proprio senso, il proprio cammino comune perché <<non possiamo fare finta di niente giorno dopo giorno>>, ma sorreggerci come un’unica grande comunità in cui il più debole trova ristoro nelle attenzioni dei più fortunati perché <<noi siamo il mondo, noi siamo i bambini, siamo quelli che renderanno il giorno più chiaro, quindi iniziamo a donare>>; un invito collettivo e individuale in cui ognuno faccia la sua parte a favore di chi, in qualsiasi forma, ha meno di noi <<tendendo la mano, il dono più grande di tutti>>.
Il mastering è pronto, un’impresa come mai prima, possibile da cotanta professionalità, competenza, talento e tecnica ma forse, anzi personalmente ne sono sicuro, più di tutto dalla motivazione di un fine tanto motivante e nobile.
Il 7 marzo 1985 il lancio: 800.000 copie distribuite in tutto il mondo (Casa di distribuzione Columbia Records) praticamente subito esaurite, ripubblicate più volte si arriverà alla cifra straordinaria (record fino a quel momento) di 20 milioni di dollari, ben 5000 radio (nella giornata del 5 aprile) a suonare contemporaneamente la canzone in tutto il mondo e una raccolta fondi finale di…. 100 milioni di dollari!
In quella notte fu così fatta la storia della musica e della solidarietà, un incontro artistico, creativo, tecnico, organizzativo e professionale senza precedenti, che ancora oggi a distanza di 40 anni (!) a rivederlo ed ascoltarlo fa venire brividi e pelle d’oca, un’opera che vinse 4 grammy award (3 per il brano e 1 per il video musicale) e che con il suo ricavato convertì la disperazione di centinaia di migliaia di persone in sorrisi, speranza e possibilità di un futuro, davvero, migliore.
E anche questa volta eccoci giunti alla fine del nostro tuffo nella storia della musica e dei suoi momenti più emozionanti e memorabili… a me non resta che salutarvi, sperare di avervi regalato qualche informazione in più ma soprattutto un po’ di emozioni e di good vibes… vi ringrazio e vi do appuntamento al prossimo incontro! Stay tuned!
Da brividi, canzone e raggruppamento, non ci sarà mai più una cosa del genere.
RispondiElimina