. IL TRONO DI PELLICOLE: YOU O BABY REINDEER? - Il Salotto del Gatto Libraio IL TRONO DI PELLICOLE: YOU O BABY REINDEER? - Il Salotto del Gatto Libraio

Fumettilandia

Cinegatto

LeacchiappaVip

IL TRONO DI PELLICOLE: YOU O BABY REINDEER?

 Baby Reindeer e You sono disponibili su Netflix!



YOU O BABY REINDEER?

La serie del momento di Netflix è Baby Reindeer, storia di un comico/barista, Donny, perseguitato da una stalker di nome Martha. Ma il tema dello stalking non è nuovo su questa piattaforma: You, infatti, aveva già portato alla luce, in modo più cruento, alcuni comportamenti ossessivi attraverso il protagonista Joe. Vediamo la differenza tra i due, invitandovi a non proseguire con la lettura dell'articolo se non volete SPOILER!

BABY REINDEER

Richard Gadd scrive e interpreta da protagonista questa mini serie di 7 episodi che sta spopolando su Netflix. La storia personale di Gadd viene raccontata attraverso il personaggio di Donny, un aspirante comico vittima di stalking da parte di Martha, una donna incontrata nel bar dove lavora e che inizia a perseguitarlo tramite email e attraverso la sua presenza costante. Gadd ha vissuto sulla sua pelle lo stalking e anche lo stupro, tutto raccontato nella miniserie che cerca di mantenersi fedele alla realtà, ma che a volte viene caricata o reinterpretata. Intenzione dell'attore è sicuramente quella di parlare di argomenti importanti - tanto che a fine episodio si può leggere un messaggio rivolto alle vittime di abusi, invitate a contattare chi di competenza - attraverso la sua storia e una descrizione psicologica dei personaggi ben delineata. Nel complesso la serie si fa seguire, la durata degli episodi è breve - 30 minuti, quasi quanto una sitcom, scelta interessante - e la sceneggiatura si divide tra una parte iniziale di esposizione dei fatti e un focus sul passato di Donny e le cause che lo hanno portato ad essere quel che è oggi. Molto poco, invece, si sa sul passato di Martha, una donna che inquieta ma che scatena tenerezza al tempo stesso. Vi è una linea molto sottile tra cattiveria e malattia, che si può allargare anche a ossessione e bisogno di aiuto. I protagonisti sono infatti persone che hanno subito dei traumi in passato, ma che si distinguono per un motivo (almeno così si lascia intendere nella miniserie): Donny non si è mai mostrato per quello che è, vive una sorta di vita che non gli appartiene, vuole fare il comico ma non fa ridere. Ha problemi a relazionarsi con le donne, ma non sa se lo stupro da parte di un produttore ne è la causa o la conseguenza. Recidivo nel tornare da chi gli ha fatto del male, continua (fino all'ultima puntata) a mostrarsi vulnerabile e in cerca di qualcuno che lo "veda"- poco importa se il suo corpo viene annientato da vari tipi di droghe e la sua psiche dalla presenza pesantissima di chi lo schiaccia; Martha è quasi il suo opposto, una donna che racconta tutto di sé, a volte esagerando o mentendo, ma che si mostra totalmente e che non si pone nella posizione di sottomissione come Donny, ma di chi vuole comandare e prendersi cura degli altri. Vuole dare attenzioni, quell'affetto che aveva per la sua "piccola renna" e che le è stata strappata via da piccola, motivazione che non è altro che la punta dell'iceberg di un problema e di un trauma tutto da scoprire. Sembra una bambina che crede a ogni cosa, prende in parola ogni promessa e ogni frase, non sopporta di essere presa in giro né fraintesa, ed è anche dispiaciuta per un comportamento che non sa controllare, per una vita alla deriva e senza scopo, senza ordine, senza la possibilità di essere vissuta in modo diverso dall'incentrare tutte le sue energie e i suoi pensieri su una singola persona. 

In conclusione, Baby Reindeer ha dei punti di forza che, a mio parere, sono tutti nella psicologia dei personaggi e nell'interpretazione di Jessica Gunning. Apprezzo il coraggio di Richard Gadd ma, al tempo stesso, è proprio il suo personaggio a non avermi convinta del tutto: gli ultimi episodi sono eccessivamente incentrati su di lui, creando uno spostamento di focus dalla storia principale e scavando per troppo tempo nel passato di un ragazzo che vuole far capire allo spettatore che cosa lo ha portato ad essere così. La sensazione è quella che la sua voglia di parlare abbia preso eccessivamente il sopravvento su un qualcosa che deve rimanere una serie televisiva. Perplessità dunque sulla struttura scelta per raccontare la storia in sé, ma non sul metodo adottato per definire la psicologia dei personaggi che è invece molto buona. Come miniserie intrattiene e fa riflettere su quanto vi sia sotto la superficie negli esseri umani, quanto possa sembrare "pazza" una persona e "normale" un'altra, e quanto questi due termini sono assolutamente lontani dalla verità se si conoscessero quelle persone nei loro lati più oscuri e nascosti. 





YOU


La serie tv creata nel 2018 da Greg Berlanti e Sera Gamble sui romanzi di Caroline Kepnes sta per arrivare su Netflix con una quinta stagione. Anche in questo caso si parla di stalking, ossessione, traumi, ma la sfumatura e il modo in cui viene raccontata è ben diversa da Baby Reindeer. Innanzitutto non abbiamo questa connessione tra l'attore e il personaggio, non vi è un'esperienza basata sulla propria pelle che viene portata in scena, ma un lavoro totalmente attoriale che è stato svolto ottimamente da Penn Badgley (Joe). Non vi è neanche una storia unica, in quanto le protagonisti femminili variano nel corso delle stagioni, così come le ossessioni di Joe. La pecca di You è che inizia benissimo e finisce malissimo, almeno per ora: la quarta stagione è faticosa da guardare, è molto lontana dalle precedenti e non tiene incollati alla poltrona. Nonostante questo, ho preferito You perché ha un protagonista eccellente, un libraio di New York, intelligente, osservatore, che si accorge delle persone - tutte, anche dei passanti - e che non si ferma a giudicarle per ciò che viene da loro postato sui social, anzi. Conosce bene la differenza tra la vita reale e quella virtuale, sa quanto - troppo - le persone rendano accessibile informazioni private, quanto sia grande il loro bisogno di attenzioni, di essere viste (tema in comune con Baby Reindeer). Joe è sicuramente uno stalker, ma è anche un personaggio con caratteristiche ben definite e che lo portano ad essere forse eccessivamente attento: osserva ed è in grado di rielaborare in modo molto intelligente ciò che vede, è un lettore, un conoscitore, è sveglio e anche colto; poi è gentile ed educato, cosa che non farebbe mai sospettare la sua natura violenta. Le persone si fidano di Joe, ha un nome da amico della porta accanto, un buon lavoro, un faccino pulito, chi non si fiderebbe? Però Joe ha un passato traumatico - come Donny ma, più in generale, come la maggior parte delle persone che poi fanno o non fanno determinate scelte di vita - che lo porta a esplodere in forma violenta. Questa serie tv è scritta benissimo, almeno nelle prime stagioni, e sa esattamente cosa vuole mostrare: un personaggio comune che inganna, una verità cruda dietro un'apparente perfezione e, al tempo stesso, quanto può esserci di squallido nel quotidiano per tutti noi. Gli altri personaggi, infatti, non sono certo dei santi. Si parla di droghe, di violenze, di solitudine, di falsa apparenza, di abusi, di tradimenti. Nessuno o quasi nessuno ha la vita che vuole far credere, e spesso in quei luoghi bui che abbiamo analizzato in Baby Reinder si nascondono azioni altrettanto drammatiche che forse non arrivano al punto di sfogo, ma che sono pronte a esplodere. La scelta di raccontare i pensieri di Joe attraverso la voce fuori campo è molto letteraria e azzeccatissima, in grado di dare ancora più risalto a ciò che si vuole mostrare sul carattere del protagonista. Il suo mondo immerso nei libri è un'ulteriore accortezza che si sposa con l'immagine che si vuole dare, che conferisce eleganza alla storia e fiducia verso il protagonista che, quando esplode, spiazza. 


In conclusione, You ha una marcia in più se parliamo di serie tv, ovvero se non ci dimentichiamo che un prodotto televisivo o cinematografico è un insieme di sceneggiatura, recitazione, regia, fotografia e molto altro. E resta il fatto, a mio avviso, che una sceneggiatura basata su un romanzo ha sempre o quasi sempre quella struttura solida inconfondibile che la pone in vantaggio. 




                      

                                           


Nessun commento

Powered by Blogger.