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IL TRONO DI PELLICOLE: FINITA LA FEBBRE DA SQUID GAME?

 Due chiacchiere su Squid Game.



FINITA LA FEBBRE DA SQUID GAME?

Nuova stagione, nuova ondata di monopolizzazione social. Il fenomeno Netflix di intasare le home page di ogni social per un periodo di circa due settimane a ogni nuova stagione della serie tv di turno è ormai un talento riconosciuto. Lo abbiamo visto con Mercoledì (tutti a postare la propria versione del balletto), con Stranger Things (commenti entusiasti che gridavano al miglior telefilm della storia), con Squid Game e con Emily in Paris. La mania sembra proprio passeggera, ma nel caso di Squid Game è esagerata?



Siamo abituati da quando i social dettano i gusti a pensare che un fenomeno televisivo o musicale sia il migliore del momento e destinato a essere presto rimpiazzato da qualcos'altro. La verità è che i capolavori si contano sulle dita di una mano, che la chimica tra gli attori, la sceneggiatura, la regia, l'idea innovativa non è scontata. Questo fa sì che i prodotti realmente degni di essere ricordati per sempre siano pochi. Tutto il resto, però, non è sempre da buttare.




Squid Game in particolare non cade nell'errore di una seconda stagione nettamente inferiore alla prima, come spessissimo accade nei prodotti Netflix e non solo: la prima stagione di Emily in Paris, ad esempio, ha quel giusto mix di umorismo, novità, sofisticatezza e gossip che ci hanno incuriositi; ma dalla seconda stagione in poi, seppur continuiamo a guardare le avventure dell'americana a Parigi, il declino è evidente... la sceneggiatura è, purtroppo, il problema principale di tantissimi prodotti televisivi e cinematografici (come ci raccontava scherzandoci sopra il nostro amato Boris, del resto!), risulta spesso un abbozzo, ripetitiva, non originale. Ed è per questo che la seconda stagione di Squid Game mi ha sorpresa: non solo l'idea è interessante, ma lo spettatore si trova davanti a una recitazione incredibile da parte di moltissimi attori presenti. In particolare, il protagonista Lee Jung-jae riesce ad affrontare lo stesso personaggio ma in maniera totalmente diversa. Ciò che è successo nella prima stagione ha infatti cambiato radicalmente Seong, tanto da renderlo ossessivo nei confronti del gioco e desideroso di porvi fine per sempre. La bellezza della sua recitazione è per la maggior parte nel suo volto, che ha abbandonato l'ingenuità che caratterizzavano il suo personaggio nella prima stagione, lasciando spazio a un volto corrucciato, preoccupato, determinato. 




Poi abbiamo il Front Man, Lee Byung-hun, altro grande attore. La sua freddezza e il doppio gioco non sono facili da rendere sul piccolo schermo, né tantomeno la parte inaspettatamente d'azione nel finale di stagione. 
Punto importante sembra infatti essere in questa stagione il tema del doppio, sia nel gioco che nel carattere che nelle relazioni tra i nuovi giocatori, personaggi e situazioni (madre e figlio, ragazza incinta e padre del bambino, il poliziotto e suo fratello, le squadre divise tra X e O e così via). E il tema del doppio - ma è solo un mio parere -  è proprio la chiave di Squid Game 2, ovvero la convinzione di Seong nel porre fine al gioco e il suo esserne al tempo stesso affascinato; così come il ruolo del Front Man e la sua ammirazione per Seong; e ancora la divisione tra chi vuole continuare rischiando la vita e chi vuole uscire dal gioco, a sottolineare come nel mondo non ci sia un pensiero predominante, come tutto si riequilibra sempre. Che sia questo il primo passo verso il finale di Squid Game che arriverà prossimamente su Netflix?
A voi i commenti.



                                    


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