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LE ACCHIAPPA VIP... INTERVISTA HIRO PER ICHIGO ICHIE. LA VIA DELLA FELICITÀ

Buongiorno readers,
anche in questo 2025 ritornano le interviste con le AcchiappaVIP.
La mitica Annalisa ha intervistato per il salotto Chef Hiro.


LE ACCHIAPPAVIP... CHEF HIRO


Partiamo dall’introduzione: mi ha colpito leggere la descrizione del komorebi, letteralmente “luce del sole che filtra attraverso il fogliame”. È un’immagine ben presente nei miei ricordi, insieme al senso di calore e benessere derivante e, sembrerebbe, un ricordo legato a tutti coloro che si prendono del tempo per osservare le piccole-grandi cose. Come è possibile spiegare, secondo te, questo forte legame tra gli esseri viventi e la natura così primordiale, intrinseco e necessario?

Komorebi (木漏れ日) è una parola poetica, ricca di significati sottesi, come spesso succede nella lingua giapponese: è composta dai termini ki (木), “albero”; more (漏れ), dal verbo moreru (漏れる), che significa “perdere”, “gocciolare”; e infine hi (日), “giorno”, inteso anche come “luce del sole”. Letteralmente si può tradurre “luce del sole che filtra attraverso il fogliame”, ma komorebi è molto più di un effetto ottico, rivela piuttosto uno stato d’animo, la capacità di andare oltre la maestosità dell’albero o l’evidente splendore del sole: è il saper intravedere il silenzioso gioco di luci e ombre tra le foglie mosse dal vento e apprezzarne il valore mutevole, che esiste solo una volta, in quel preciso istante, un puro istante di felicità.

Perché è importante osservare? La luna, i fiori di ciliegio, la neve che cade…?

L’osservazione favorisce la ricerca della bellezza delle piccole cose, quelle che sono intorno a noi, spesso semplici o poco evidenti, ma sempre presenti, con tenacia e costanza, in un continuo rigenerarsi. La vita moderna rende difficile questa ricerca, ma a volte basta alzare gli occhi al cielo, notare un sorriso, una lacrima, un bocciolo. Basta veramente poco per “assaporare il gusto della vita” e interrompere, seppur per un attimo, il ritmo della routine che può soffocarci nel profondo.

Uno degli aspetti che amo maggiormente della cultura giapponese è il senso di gratitudine verso gli oggetti, ai quali si riconosce la loro importanza e utilità nella nostra vita. Ad esempio, scrivi che l’8 dicembre si svolge la “cerimonia degli aghi”, un antico rituale di ringraziamento per gli aghi da cucito. Quanto è importante per te la gratitudine verso gli oggetti e, sicuramente, anche verso le materie prime dei tuoi piatti? 

Un “ingrediente” fondamentale della cultura giapponese è infatti la cosiddetta omotenashi (おもてなし), una forma di estrema cura e cortesia con cui si accompagna ogni piccola azione, una dedizione autentica che si traduce anche nella buona educazione e nel rispetto delle norme. Attraverso la riconoscenza verso persone e cose si ricerca l’armonia del vivere quotidiano. Questo spirito di accoglienza è presente in ogni momento della vita dei giapponesi, anche nell’ambito dell’alimentazione: l’espressione itadakimasu (いただきます) infatti, che significa letteralmente “ricevere”, era in origine il solenne ringraziamento rivolto alle divinità per aver ricevuto del cibo, e ancora oggi si pronuncia all’inizio di ogni pasto per esprimere immensa gratitudine per il cibo ricevuto e nei confronti di chi si è sacrificato per questo pasto.
 
Il Salotto del gatto libraio ha raffigurati nei vari banner i gatti di Sonia e il mio shiba inu Yuki, e dunque la domanda non può che sorgere spontanea! A inizio libro la tua dedica viene rivolta verso chi cerca la bellezza nelle piccole cose e a Tama, descritta come “piccola guardiana attenta e silenziosa”. Mi ha colpito moltissimo, perché hai usato le parole esatte che userei per Yuki. Quanta spiritualità, attenzione e saggezza possiedono gli animali? Quanto e cosa possiamo imparare da loro? E – domanda posta da Yuki – com’è possibile che gli shiba inu siano così straordinariamente speciali?

Tama è la nostra gattina, arrivata inaspettatamente un giorno ventoso d’agosto nella nostra nuova casa. Incredibilmente affettuosa e silenziosa, segue ogni nostra azione con grande attenzione: abbiamo voluto renderla protagonista delle illustrazioni del libro, e anche della copertina, come segno di buon augurio e di ringraziamento. Cani e gatti in particolare, ma anche tantissimi altri animali in Giappone, sono considerati sacri, incarnazioni di divinità o anche di demoni, messaggeri di buona o cattiva sorte. In tutto il libro, ma in particolare alla fine del mese di febbraio, ho raccontato le storie di un gatto e di un cane “celebri”, e delle forme d’amore che questi nostri amici pelosi riescono a trasmettere, guardandoci dal loro punto di vista, puro e autentico.

Qual è il tuo mese o la tua stagione preferita e perché?

Leggendo il libro si potrà capire che è impossibile scegliere: ogni singola stagione, nel suo fluire, giorno dopo giorno riserva sorprese e meraviglie da scoprire. Studiando il calendario giapponese si può scorgere il ritmo costante e perenne della vita, un ciclo continuo di trasformazioni e rinascite, a cui appartiene anche l’uomo. Consapevoli di essere destinati a cadere, i fiori continuano a sbocciare, e questa è anche la storia dell’umanità.
  
Siamo all’inizio del nuovo anno e si può fare un bilancio delle cose belle e brutte accadute, “decidendo” cosa trattenere e cosa buttar via, spiritualmente e fisicamente; e, soprattutto, si può accogliere l’entusiasmo del rinnovarsi, la speranza di poter fare sempre meglio. Qual è il tuo bilancio e la tua speranza per il nuovo anno? E come ti preparerai per far spazio al nuovo e conservare ciò che conta?

Nel bene e nel male, tra gioie e difficoltà, soddisfazioni o fallimenti, nascite o perdite, il bilancio di fine anno deve essere sempre positivo: tutto consolida e fa crescere. All’inizio dei dodici capitoli, mese per mese, ho voluto infatti aggiungere un “tieni a mente”. Si tratta in realtà di un yojijukugo: è un tipico idioma giapponese composto da soli quattro caratteri, che riesce a sintetizzare insegnamenti preziosi attinti dall’intero patrimonio culturale del Giappone. Può essere un modo di dire, un proverbio o un motto da non dimenticare mai, un piccolo sostegno ricco di saggezza che aiuta a trovare sempre la strada più giusta da percorrere in ogni occasione. Il titolo stesso di questo libro è un classico yojijukugo: ICHIGO ICHIE (一期一会) letteralmente significa “un arco di tempo, un incontro”, inteso come valore irripetibile, un tesoro unico nella vita. Questo è il messaggio che vorrei trasferire ai miei lettori:

Poiché la vita è piena d’incertezza,

si devono incidere gli eventi nel cuore,

come se non ci fosse un domani.

 

Buona lettura a tutti, alla scoperta del segreto della felicità giapponese!

HIROHIKO SHODA


Hirohiko Shoda 
è l’ambasciatore ufficiale della cucina e cultura giapponese in Italia, con riconoscimento conferito dal MAFF Japan (Ministero dell’Agricoltura, delle Foreste e della Pesca del Giappone).

Nato a Nara, in Giappone, nel 1977, lo chef Hiro Shoda sin da bambino osserva incantato la mamma cucinare e aiuta il nonno, che coltivava piante e fiori, sviluppando ben presto il suo interesse per l’arte culinaria.
 

Una passione che prende forma presso lo Tsuji Culinary Institute, dove lo chef si specializza in cucina italiana, europea e internazionale per poi lavorare nei migliori ristoranti di Osaka.

La svolta italiana arriva intorno ai trent’anni, nel 2006 quando decide di trasferirsi nel nostro Paese per collaborare con lo chef Massimiliano Alajmo de Le Calandre di Padova, ristorante tre stelle Michelin, presente nella classifica dei World’50 Best Restaurants.


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